Borsa boom: +9% aspettando lo scorporo dell’auto

Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Abarth e Fiat Professional (e forse anche Ferrari e Maserati): ecco come potrebbe presentarsi la nuova entità, racchiusa nel marchio Fiat Group Automobiles, destinata prima a separarsi dal cordone ombelicale del Lingotto e, quindi, a quotarsi in Borsa. In un secondo tempo, questo contenitore potrebbe arricchirsi con i marchi americani che fanno capo al Chrysler Group (Chrysler, Jeep, Dodge e Ram) e formare, quindi, un gruppo automobilistico consistente e in grado di competere con gli altri colossi, pure alle prese con le grandi manovre. È una delle ipotesi più accreditate che circolavano ieri sera a Torino, alla vigilia della presentazione del piano quinquennale del gruppo Fiat.
L’attesa per quanto svelerà oggi Sergio Marchionne, insieme al fatto che da ora in poi avrà ancora di più mano libera nella gestione dell’azienda, ha dato una forte spinta al titolo torinese, cresciuto del 9,28% a 10,42 euro. I maxi-rialzi registrati ieri dalle tre tipologie di titoli quotati (ordinarie, risparmio e privilegio) hanno fatto lievitare di circa 1,2 miliardi di euro, in una sola giornata, la capitalizzazione complessiva del Lingotto, portandola a quota 12,6 miliardi circa.
A beneficiare della situazione positiva sono state anche le azioni Exor, la holding della famiglia Agnelli a monte dell’impero Fiat, che hanno guadagnato il 7,15% chiudendo a 13,93 euro.
Chiarite, anche se con qualche punto interrogativo rimasto in sospeso le vicende ai vertici del gruppo, l’attesa della comunità finanziaria resta concentrata sul piano strategico che sarà snocciolato in giornata. Da Marchionne gli analisti si attendono risposte sui tempi in cui avverrà lo spin-off di Fiat Group Automobiles. «L’annuncio potrebbe arrivare a fine anno e l’operazione completata nel 2011», dice un banchiere, convinto che la convergenza con Chrysler sarà il coronamento naturale di tutta l’iniziativa. Non è però escluso che Marchionne, sorprendendo il mercato, decida invece di indicare solo una sorta di road map, non fissando quindi date precise, alla fine della quale saranno stabiliti tempi e modi dello scorporo. Altro tema scottante è quello relativo alla razionalizzazione del sistema produttivo in Italia, argomento oggetto di discussioni con il governo e i sindacati. Una volta stabilito che lo stabilimento siciliano di Termini Imerese cesserà di sfornare vetture del gruppo il 31 dicembre 2011, l’incognita resta quella dei possibili esuberi, cioè i dipendenti del Lingotto che saranno messi in mobilità o prepensionati. Recentemente, in proposito, sono stati fatti dei numeri (5mila) e lo stesso Marchionne era dovuto intervenire personalmente per evitare l’appesantirsi di un clima conflittuale già fortemente condizionato dal caso Termini Imerese. E se oggi davanti al centro congressi del Lingotto, la Fiom Cgil terrà un presidio, per ribadire il proprio dissenso rispetto alle strategie che accompagneranno il gruppo nei prossimi anni, di tutt’altro tenore sono le aspettative del leader della Uil, Luigi Angeletti: «Non credo - afferma al Giornale il segretario generale del sindacato - che l’amministratore delegato di Fiat solleverà il problema esuberi, questione relegata alla fabbrica di Termini Imerese. Non credo a questa ipotesi e non mi aspetto nulla di diverso dopo i colloqui che abbiamo avuto».
Secondo il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, la strada da seguire è quella che Marchionne ha impostato per Pomigliano d’Arco, il cui impianto riceverà un’iniezione di 700 milioni per l’adeguamento della struttura (500 addetti in mobilità) alla produzione della nuova Panda.

«Vedo un’importante disponibilità della maggioranza dei sindacati - ha spiegato il ministro - ad accompagnare il piano Fiat attraverso accordi con i quali si adattano reciprocamente le esigenze dell’azienda a quelle dei lavoratori».
PBon

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