Cassino, cuore spento dell’automotive. La Regione Lazio pensa al piano B

Preoccupano i motori fermi dello stabilimento Stellantis. Angelilli: "Faremo di tutto per salvaguardare il settore"

Cassino, cuore spento dell’automotive. La Regione Lazio pensa al piano B
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Cassino è il cuore spento dell'automotive italiano. In quella distesa di acciaio e cemento da oltre due milioni di metri quadrati, nel cuore della zona industriale di Piedimonte San Germano, non rombano più motori ma si accumula cassa integrazione. La crisi di Stellantis non è più una notizia: è una condizione cronica. L'indotto, ormai allo stremo, implode nel silenzio generale. «Cassino chiude dal 18 aprile al 5 maggio», poi ancora: «fermo produttivo dal 7 all'11 luglio». E mentre si discute di sovranità industriale ai tavoli geopolitici, qui si vive la desertificazione di un polo produttivo che fu simbolo del rilancio Alfa Romeo. Ora è l'epicentro di una disfatta che il Basso Lazio paga sulla pelle di migliaia di famiglie.

Con tanto di piano di uscite volontarie e un organico sempre più assottigliato, resta una parola che nessuno osa pronunciare, ma che aleggia come uno spettro tra i reparti fermi: «chiusura».

La politica non resta a guardare. Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio ed esponente di Fratelli d'Italia, fotografa la situazione dalle colonne del Giornale: «Non ci sono elementi che ci facciano pensare alla chiusura. Seguiremo, giorno dopo giorno, l'evoluzione delle cose. In prima linea è impegnato Francesco Rocca, il presidente della Regione Lazio».

A settembre, a Monaco, si terrà un vertice con tutte le Regioni europee che ospitano stabilimenti dell'industria automobilistica. Prima, però, ci sarà un passaggio fondamentale: l'interlocuzione con i sindacati. L'obiettivo dell'incontro in Germania è il confronto diretto con le istituzioni dell'Unione Europea. Le dinamiche internazionali e le scelte comunitarie restano infatti un fattore di incertezza. Ma la Regione Lazio, su Cassino, non intende arretrare.

«Il futuro del comparto non dipende solo da Stellantis o da Cassino, ma anche dalle decisioni europee e dalla concorrenza sleale della Cina», prosegue Angelilli. «Abbiamo previsto una misura di accesso al credito, in collaborazione con la Banca europea degli investimenti, per un totale di 120 milioni di euro. Non sarà dedicata esclusivamente a questo settore, ma è prevista una riserva per chi vorrà investire o innovare proprio qui». Sul tavolo resta anche l'ipotesi della riconversione. «Faremo il massimo per salvaguardare l'automotive, per noi è strategico», premette la meloniana.

«Qualora Stellantis dovesse dismettere Cassino continua la Angelilli la Regione Lazio sarà già pronta ad affrontare scenari alternativi». Due i settori in pole position: il farmaceutico e l'aerospaziale. «Ma molto - fa presente la vice di Rocca - dipende dalle aziende. Le riconversioni non sono così automatiche».

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