Clima e transizione, gli investimenti verdi "battono" l'inflazione

McKinsey ricorda che anche nel 2022 della crisi globale i capitali si accumulano sulla sostenibilità. E Kroll chiede sempre più trasparenza per organizzare questo sviluppo in forma armonica

Clima e transizione, gli investimenti verdi "battono" l'inflazione

Gli investimenti sostenibili nel 2022 hanno conosciuto su scala globale un nuovo picco di crescita, più forte della tensione internazionale alimentata dal caro-vita crescente e dalle tensioni macroeconomiche legate alla tempesta geopolitica d'Ucraina e ai rincari energetici. A confermarlo è il più recente report di McKinsey sul tema.

Dal 2019 al 2022, in particolare, è triplicato da 90 a 270 miliardi di dollari l'ammontare di risorse raccolte dagli operatori di private equity per lo sviluppo della tecnologia ambientale e gli investimenti sostenibili. McKinsey sottolinea questo dato perché i fondi di private equity sono tradizionalmente associati a investitori pazienti e desiderosi di mettere i propri denari in settori destinati a crescere e maturare. Dunque, nonostante la pandemia, la guerra e le crisi di sistema, il crescere di questo dato significa che la maturazione del settore su scala globale è sempre più attiva. Di ben 84 miliardi l'aumento della quota nel 2022.

"Il volume globale delle transazioni azionarie orientate al clima nei mercati privati – investimenti azionari, dal pre-seed al buyout, nelle tecnologie di transizione energetica e in altre soluzioni climatiche – è aumentato di oltre 2,5 volte, da circa 75 miliardi di dollari nel 2019 a circa 196 miliardi di dollari nel 2022", scrive McKinsey nel suo report. Gli scambi azionari legati al settore delle energie rinnovabili o al controllo di quote di fondi Esg sono aumentati del 6,6% in valore assoluto nel 2022, contro una decrescita dell'intero mercato del 24,2%. Questi dati mostrano la grande vitalità dei settori legati alla tutela del clima e alla transizione energetica.

Quanto scritto da McKinsey fa il paio con le rivelazioni di Kroll. L'importante società di intelligence su fonti aperte e sicurezza privata nota che nei suoi portafogli privati la percentuale di asset di investimento sostenibile rispetto al totale degli asset manovrati è aumentata dal 27,9% nel 2016 al 35,9% odierno, superando la soglia di un terzo del portafogli complessivo. Kroll perora poi la causa della crescente trasparenza degli operatori verso la precisa indicazione della destinazione degli investimenti "verdi" e ricorda che per ogni prodotto Esg o investimento verde prospettato in campo finanziario la scelta delle regole giuste serve a valutare la chiara aderenza "green" di un prodotto. Infatti, "i requisiti proposti per considerare e divulgare i rischi climatici a breve, medio e lungo termine potrebbero presumibilmente riflettersi nelle informazioni finanziarie prospettiche" su cui gli acquirenti finali di un bond o di un fondo verde si orienteranno.

Di fronte a volumi tanto grandi, che battono la sfida di inflazione e tempeste geopolitiche, serve chiarezza e organicità nelle comunicazioni: la finanza sostenibile è una realtà ormai consolidata nel mainstream, e per i prossimi anni la sfida sarà farla convivere con il superamento delle residue sacche di greenwashing che ne danneggiano credibilità e sviluppo.

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