
Gentile Direttore Feltri,
cosa ne pensa di quello che è accaduto la scorsa notte a Forte dei Marmi, dove un motociclista non si è fermato all'alt dei carabinieri, ha proseguito la sua corsa, si è schiantato contro un palo ed è morto? A me sembra che ormai stia diventando un'abitudine generale forzare i posti di blocco, quasi fosse un passatempo nazionale.
Cordiali saluti,
Davide Ferri
Caro Davide,
purtroppo hai ragione: quella di ignorare l'alt imposto dalle forze dell'ordine sta diventando una prassi indecente, una moda suicida, un vezzo da cretini che non hanno il minimo rispetto per lo Stato né per chi lo rappresenta. Forzare un posto di blocco non è una bravata, è un reato. E come ogni reato ha conseguenze, comprese quelle letali. Chi lo fa si mette deliberatamente nelle condizioni di morire, oltre a mettere a repentaglio la vita di chi lo insegue e di eventuali passanti.
L'episodio di Forte dei Marmi è purtroppo l'ennesima conferma di una tendenza preoccupante: sempre più gente crede di poter scappare alla vista di una paletta come se fosse al Gran Premio di Monza. Peccato che non sia un gioco. Il motociclista in questione, quarantottenne, ha tentato di dileguarsi, ha tirato giù la manetta e alla fine si è piantato contro un palo. Fine della corsa.
E qui il parallelismo con il caso di Ramy a Milano è inevitabile. Anche lì c'era chi, a bordo di uno scooter, ha pensato (male) di forzare un posto di blocco e scappare. Risultato: un palo, un impatto violentissimo, un morto. Solo che a Milano, invece di attribuire la colpa a chi non si era fermato, si è puntato il dito contro i carabinieri, accusandoli di chissà quali nefandezze. Ora ci ritroviamo con quattro militari indagati per depistaggio e altre baggianate, come se il problema fosse inseguire un delinquente, non il delinquente stesso.
Mettiamocelo in testa: quando un agente ti intima l'alt, ti fermi. Punto. Se non lo fai, ti assumi il rischio di finire male, molto male. Non possiamo ogni volta criminalizzare le forze dell'ordine per il semplice fatto di aver svolto il loro dovere. I carabinieri non hanno la sfera di cristallo e non possono sapere se chi fugge è armato, drogato, abbia appena posto in essere crimini o abbia intenzione di metterli a segno o sia semplicemente idiota. Sanno soltanto che hanno l'obbligo di inseguire e fermare.
Questa mentalità per cui chi scappa è una vittima e chi gli sta dietro un carnefice è tossica e pericolosa. Serve solo a scoraggiare chi ogni giorno rischia la pelle in strada per far rispettare la legge e tutelare ordine e sicurezza. E conosciamo già l'epilogo: più gente convinta di potere darsela a gambe impunemente, più inseguimenti, più incidenti, più decessi. Il caso Ramy insegna, e il caso Forte dei Marmi lo conferma. Ma vedrai, caro Davide, che qualcuno, anche stavolta, avrà la faccia di bronzo di affermare che è stata colpa dei carabinieri, rei di fare i carabinieri.
Sarebbe
opportuno urlarlo: basta con questo atteggiamento remissivo e colpevolizzante verso le divise. Chi forza un posto di blocco è un pericolo pubblico. Se poi si schianta, ha semplicemente raccolto quello che ha seminato.Amen.