
Avanzare, creare fatti sul terreno ed evidenziare la spossatezza del nemico. È quello su cui punta il Cremlino in vista del vertice di domani ad Anchorage tra il presidente Usa Donald Trump e Vladimir Putin. L'operazione fin qui sembra essere riuscita. I 110mila militari russi schierati nei vari settori del fronte di Pokrovsk hanno chiuso in un'enorme sacca il nodo logistico indispensabile per garantire i rifornimenti delle truppe ucraine. Ma la caduta di Pokrovsk è poca cosa rispetto all'avanzata sull'asse nord orientale che sta mettendo a rischio la cintura difensiva di Kramatorsk e Sloviansk, gli ultimi due grandi centri del Donetsk ancora sotto il controllo di Kiev. Il doppio risultato, ovvero la chiusura dell'accerchiamento intorno a Pokrovsk e l'apertura del nuovo fronte nord orientale, è stato facilitato dalla penetrazione russa sulla direttiva di Dobropillia. Un'avanzata di oltre 110 chilometri in 24 ore che - oltre a segnare un autentico record rispetto ai risultati dell'ultimo anno di guerra - mette a serio rischio il controllo della strada per Kramatorsk. Ma l'effetto più destabilizzante alla vigilia dell'incontro Trump-Putin è l'incisività con cui le mosse russe evidenziano il degrado delle forze armate ucraine.
Demoralizzato, provato dalle diserzioni che - stando al canale Telegram ucraino Rezident - negli ultimi sei mesi hanno superato quota 100mila, l'esercito di Volodymyr Zelensky non è più in grado di riempire le trincee. Né di fermare la ritirata dei propri uomini. Nella zona di Dobropillia, secondo Mash, un altro canale ucraino su Telegram, la rapida avanzata russa sarebbe stata favorita dal ripiegamento della difesa territoriale a causa di carenze di addestramento ed equipaggiamento. Un'inferiorità fisiologica riconosciuta persino dai vertici militari di Kiev. Il tutto mentre la Russia - stando a quanto dichiarato da Vadym Skibitsky, vice capo della Direzione dell'intelligence del ministero della Difesa ucraino - recluta 30/35 mila soldati al mese e ha già arruolato il 67% dei 343mila militari previsti per il 2025. Insomma mentre la Russia avanza l'Ucraina appare stremata e ormai incapace di usare gli aiuti occidentali. Ma soprattutto non sembra in grado di garantire la difesa degli ultimi territori del Donetsk destinati a restare, anche in caso di cessate il fuoco, indifendibili ed esposti alle manovre russe. La situazione migliore, dal punto di vista del Cremlino, per dichiarare lo scacco matto, chiedere l'annessione dell'oblast e proclamare la vittoria finale. Una richiesta che Trump potrebbe facilmente condividere o accettare. Anche perché l'alternativa rischia di essere peggiore.
Senza la disponibilità americana a una cessione del Donetsk Mosca probabilmente non concederebbe alcun cessate il fuoco, non accetterebbe lo scambio di territori nelle zone di Zaporizhzhia e Kherson e procederebbe "manu militari" all'avanzata verso Kramatorsk e Sloviansk. Proprio in quest'ottica Putin domani tenterà di convincere Trump che una sconfitta dell'Ucraina decisa al tavolo di Anchorage è, in fondo, il male minore.