
Sono le 8.30 di ieri nel campo rom di via Selvanesco, ma sembra di trovarsi in uno stanziamento fantasma. Le roulotte e i furgoni sono vuoti, non c'è nessuno, il silenzio è irreale dopo giornate intense durante le quali questi nomadi di origine bosniaca che sostano su un terreno privato e di loro proprietà a sud di Milano e del quartiere Gratosoglio, sono stati al centro delle cronache. Sono figli di tre famiglie che vivono qui infatti i quattro minorenni - un tredicenne, un bimbo di 11 anni, un altro di 12 e la sorella di 11 - che lunedì mattina, a un paio di chilometri da qui, in via Michele Saponaro, hanno travolto e ucciso la pensionata 71enne Cecilia De Astis, travolgendola con l'ormai famigerata Citroën Ds bianca che avevano rubato la sera prima e fuggendo subito dopo l'incidente.
"I nomadi si sono allontanati infastiditi dalle troupe televisive, sono andati poco lontano da qui" spiega davanti alle roulotte vuote e ai nostri interrogativi la Polizia Locale che, alla guida del comandante Gianluca Mirabelli, ha condotto le indagini sull'investimento mortale e ha trovato i ragazzini rom che erano sulla Citroën, individuandoli martedì all'alba, cioè la mattina successiva all'incidente, con un blitz in forze nel campo. Vista la loro età (sono sotto i 14 anni) però, i giovanissimi rom non sono imputabili per il reato di omicidio stradale e omissione di soccorso di cui sono responsabili e la Procura dei Minori di Milano per ora non ha adottato nessun provvedimento nei loro confronti, riaffidandoli alle madri. Ieri mattina dal campo vuoto mancavano quindi anche le tre famiglie dei quattro. Intorno alle 13.30 due di questi nuclei familiari hanno fatto ritorno al campo e nel tardo pomeriggio piano piano l'insediamento di via Selvanesco si è ripopolato.
Nel campo rom nelle ultime ore c'è stato un certo via vai: se da una parte infatti la legge non prevede che i minori accusati dell'investimento, una volta riaffidati alle famiglie dal Tribunale dei Minori, debbano poi per forza rimanere nel campo o comunque a Milano, ma possono andare ovunque desiderano (ricordiamo inoltre che si tratta di nomadi non stanziali), è anche vero che per ragioni di ordine pubblico si vuole evitare, com'è già accaduto lunedì, che i nomadi prendano a sassi e a male parole giornalisti e curiosi e che si possano creare situazioni di tensione.
Intanto la Procura dei minori, che ieri ha analizzato le condizioni abitative dei 4 minori coinvolti, sta valutando ancora le loro posizioni e oggi potrebbe decidere eventuali altri provvedimenti a loro carico, come l'inserimento in una comunità. Non è escluso che vengano prese delle misure anche nei confronti dei loro tutori, i genitori, per la mancata applicazione degli obblighi di legge verso i figli minori. C'è inoltre anche la possibilità che i piccoli vengano allontanati definitivamente dalle loro famiglie d'origine.
Mentre i funerali di Cecilia De Astis si terranno oggi alle 14.45 alla chiesa di San Barnaba in Gratosoglio, emergono intanto le prime ammissioni dei bambini sull'incidente. In particolare il maggiore dei quattro, il 13enne che era alla guida della Citroën, sentito a verbale martedì dai magistrati del Tribunale dei Minori, avrebbe spiegato di aver perso il controllo della vettura lunedì mattina in via Saponaro poco prima di travolgere Cecilia De Astis. "Mi sono accorto che i freni della macchina non funzionavano bene, ma era troppo tardi - ha dichiarato -. Quando ci siamo accorti di quello che era accaduto ci siamo spaventati e siamo scappati. Siamo andati al centro commerciale Il Fiordaliso di Rozzano e lì abbiamo trascorso tutto il pomeriggio per poi far ritorno al campo di via Selvanesco in serata. Non abbiamo detto niente a nessuno".
Una dichiarazione la sua che
contrasta nettamente con quanto raccontato il giorno prima da una madre rom, ovvero che i bambini erano tornati subito dopo l'incidente al campo e, in lacrime e scossi, avevano raccontato agli adulti quel che era accaduto.