Crolla la difesa in Piazza Affari

Forti vendite su Leonardo e Fincantieri, che cedono entrambe il 10%

Crolla la difesa in Piazza Affari
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La speranza per un accordo di pace tra Russia e Ucraina ha comportato una robusta sforbiciata ai titoli del comparto difesa in tutta Europa. Tra quelli che hanno sofferto maggiormente spiccano Leonardo, che ha visto polverizzarsi il 10,1% della sua capitalizzazione perdendo in un solo giorno 2,8 miliardi di valutazione virtuale. Ma la botta si è fatta sentire nella stessa misura anche su Fincantieri (-10,1%), con il big italiano della cantieristica navale che ha visto limare la sua capitalizzazione di 600 milioni.

A incidere sulle quotazioni di queste aziende c'è la prospettiva di una revisione al ribasso delle commesse militari in un mondo che, almeno negli ultimi giorni, sembra essere sul punto di virare verso un contesto geopolitico meno costellato di conflitti. Resta, tuttavia, che a prescindere da un'eventuale soluzione della crisi russo-ucraina, gli impegni presi dai Paesi in sede Nato per un aumento progressivo al 5% del Pil per le spese destinate alla difesa da qui al 2035 resteranno o comunque al momento non è prevista alcuna revisione al ribasso. La sensazione nelle sale operative, quindi, è che si tratti del classico «sell on news», vale a dire la notizia che scatena un'ondata di vendite momentanea dopo che i titoli del comparto hanno corso molto più dell'indice generale. Basti pensare, infatti, che la Fincantieri guidata dal ceo Pierroberto Folgiero nell'ultimo anno ha realizzato una performance in crescita del 230 per cento. La stessa Leonardo, sebbene sia da molto più tempo sulla cresta dell'onda, anche dopo la giornata negativa di ieri mantiene un aumento del 97 per cento. Non è da escludere, quindi, che i titoli del settore possano respirare ancora un po' con ulteriori correzioni prima di riprendere la loro marcia.

Non solo i titoli italiani della difesa hanno tuttavia perso terreno ieri in Borsa mentre tutto il mondo spera in una rapida conclusione della guerra in Ucraina. Per esempio il colosso tedesco delle armi, Rheinmetall, che peraltro ha attiva una joint venture paritetica con Leonardo per i nuovi carri armati Lynx, ieri a Francoforte ha subito un ribasso del 4,8% perdendo circa 3,6 miliardi di capitalizzazione in una seduta. È andata meglio, anche se di poco, alla francese Thales (anch'essa in joint venture attive con Leonardo nel settore della space economy), che ha perso a Parigi il 4,1% lasciando virtualmente sul campo 2,3 miliardi di valore. Sempre Oltralpe, ha perso il 3,1% Dassault Aviation (che produce i caccia Rafale e alcuni tipi di droni). Tornando in Germania, la Hensoldt specializzata in sensori militari e radar ha lasciato sul terreno il 9,9%. Sull'altra sponda dell'Atlantico, invece, non si è verificata un'analoga ondata di vendite. Per esempio, Lockheed Martin a Wall Street a metà seduta stazionava in territorio leggermente positivo; mentre la Raytheon Tecnologies, che produce i sistemi di difesa missilistica Patriot molto utilizzati in Ucraina, subiva un ribasso di appena mezzo punto.

Tornando a Piazza Affari, nonostante il capitombolo di un titolo ad alta capitalizzazione come Leonardo, il Ftse Mib - il listino principale di Milano - ha chiuso in positivo dello 0,89% risalendo sopra quota 43mila, livello che non toccava dal maggio 2007.

A trainare nella giornata di ieri sono stati soprattutto titoli del lusso come Moncler (+4,9%) e altri titoli in passato colpiti massicciamente dalle vendite come Stellantis (+3,2%), Amplifon (+3,9%) e Campari (+2,8%). A loro evidentemente non può che fare bene una ritrovata intesa fra Stati Uniti ed Europa.

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