Borsa e mercati

Dieci anni di stangata: l'effetto-Monti pesa ancora sul risparmio

L'onda lunga della "cura Monti" sul risparmio degli italiani: siamo ultimi nel G7 per risparmio pro-capite

Una stangata lunga dieci anni: cosa succede al risparmio degli italiani

La trincea della casa è decisiva per difendere il capitale immobilizzato di risparmio degli italiani. Alla luce del rapporto Istat-Banca d'Italia La ricchezza dei settori istituzionali in Italia: 2005-2021 tale necessità appare ancora più impellente. Gli uffici studi di Via delle Quattro Fontane e Via Nazionale hanno costruito un modello di analisi dell'andamento della ricchezza e del risparmio in Italia nei quindici anni che hanno cambiato il mondo. Segnati per il nostro Paese dal declino del Pil, da tre recessioni (2007-2008, 2010-2012 e 2020), dalla tempesta della crisi dei debiti, dalla pandemia, dallo shock energetico del 2022 e fonte di declino strutturale del risparmio degli italiani.

Il combinato disposto tra queste crisi e l'austerità inaugurata da Mario Monti con l'oppressione fiscale, l'imposizione di tasse sulla casa sempre più stringenti e la distruzione della domanda interna ha danneggiato la posizione degli italiani sul risparmio. A fine 2021, sottolinea il rapporto "le attività reali (6.186 miliardi di euro) sono aumentate dello 0,3% a prezzi correnti (+16 miliardi), soprattutto per effetto delle abitazioni (+0,4%; +23 miliardi), il cui valore ha registrato una crescita per la prima volta dal 2012. Il valore degli immobili non residenziali si è invece ridotto (-1,5%), proseguendo la fase di contrazione in atto dal 2012". Su un totale di risparmio e ricchezza di poco inferiore agli 10mila e 500 miliardi, cosa si dimostra da questi dati? Da un lato il ruolo decisivo degli immobili e delle case nel patrimonio degli italiani. Dall'altro l'effetto della stangata lunga un decennio che Monti ha inaugurato e lunghi anni di governi guidati, soprattutto, dal Partito Democratico non hanno invertito.

L'Italia è rispetto a dieci anni fa un Paese in cui, strutturalmente, la ricchezza pro capite decresce mentre quella per famiglia è tutto sommato stabile. Ovvero: i nuclei famigliari in Italia hanno una ricchezza pro capite di 176mila euro, pari a 8,7 volte il Pil. Un dato mediano tra quello di tutte le economie del G7 (più quella spagnola). La ricchezza e il risparmio pro capite, invece, sono inferiori a quelle di tutte le economie del G7 e di poco superiori a quella spagnola. Cosa si deduce? Il decennio dell'austerity e delle sue conseguenze ha polarizzato la società italiana tra nuclei ad alto risparmio e ricchezza e "scartati", messi ai margini.

In Italia, hanno scritto gli economisti Paolo Acciari, Facundo Alvaredo e Salvatore Morelli nello studio The concentration of personal wealth in Italy, il 50% meno ricco della popolazione controllava "l'11,7% della ricchezza totale nel 1995, e il 3,5 nel 2016: ovvero ha subito un calo dell’80% della sua ricchezza netta media (da 27 mila a 7 mila euro a prezzi 2016). In altre parole circa 25 milioni di italiani hanno sperimentato il più forte declino nella concentrazione della ricchezza dalla metà degli Anni Novanta se confrontato con gli altri paesi", un dato che pare essere accelerato a partire dall'austerità montiana. Che ha deprezzato i valori degli immobili, fonte di stabilizzazione delle disuguaglianze e del patrimonio, concentrato redditi, prospettive di crescita occupazionale e accrescimento delle attività produttive nei settori con ritorni tali da spezzare il circolo vizioso delle imposte e, cosa da non sottovalutare, impoverito i pensionati. Da sempre, nel modello famigliare italiano, garanti della trasmissione della ricchezza e del risparmio in forma intergenerazionale.

Questo dato, legato a una stangata lunga dieci anni, mostra con maggiore salienza l'importanza di difendere la casa e il suo valore nel patrimonio degli italiani ritrovatisi, per colpe non loro, a perdere il titolo di "campioni di risparmio" dell'Occidente. Complice un sistema finanziario poco sviluppato a livello retail, l'importanza delle immobilizzazioni materiali è fondamentale come garanzia contro crisi e slavine economiche. Di fronte a riforme come quella della direttiva Ue sulla casa, dunque, non si può non pensare al rischio di vedere gli effetti dell'austerità rilanciati con altri mezzi. Vedere milioni di immobili fuori mercato sarebbe un disastro in grado di contrarre ulteriormente lo stock di risparmio e ricchezza delle famiglie.

Una prospettiva che il governo italiano e il mondo economico non si possono permettere di veder realizzata.

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