Rodolfo Parietti
da Milano
L’indizio-chiave era l’assenza degli advisor. E infatti, rispetto alle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, l’incontro di ieri a Piazza Affari tra i vertici di Borsa Italiana e lo stato maggiore di Euronext si è risolto in una chiacchierata di oltre un paio d’ore, senza la presentazione di una vera e propria offerta da parte del consorzio paneuropeo guidato da Jean-François Théodore.
I tempi per la definizione di un’intesa sembrano dunque allungarsi, quando invece fino all’altroieri Parigi aveva dato l’impressione di negoziati ormai in discesa e in attesa del round finale, quello dell’ufficializzazione del prezzo. Cifra che mercoledì scorso il quotidiano La Tribune aveva indicato tra 1 e 1,4 miliardi di euro, in linea con la stima elaborata qualche mese fa da Ubs, e che dovrà essere affrontato in uno dei prossimi rendez-vous tra le parti, il primo dei quali è già fissato per la fine della prossima settimana. Quello di ieri «è stato un incontro di lavoro, le trattative vanno avanti», ha detto una fonte di Parigi. Non più loquace, in assenza di dichiarazioni del presidente Angelo Tantazzi e dell’ad Massimo Capuano, il portavoce di Milano, secondo il quale ci sono «tante posizioni e opportunità da valutare».
Tutto lascia dunque supporre che i negoziati non si esauriranno tanto presto. Un precedente, d’altra parte, già c’è: Euronext e Deutsche Börse trattarono per circa sei mesi prima che Parigi decidesse di bocciare l’offerta di Francoforte, preferendo l’alternativa costituita dal Nyse. Dal poco trapelato da fonti vicine ai negoziati, Euronext avrebbe sottoposto un progetto che introduce aspetti tecnici complessi ai fini dell’integrazione tra mercati. Il comitato ristretto avrebbe così deciso di prendere qualche giorno di tempo per riflettere, senza avviare ulteriori approfondimenti durante la riunione.
La partita resta aperta, dunque, con le banche azioniste che continuano a spingere Borsa Italiana in direzione di un’alleanza triangolare in grado di coinvolgere Deutsche Börse e accorpare in questo modo le principali piazze finanziarie continentali (con l’eccezione di Londra). Dopo Corrado Passera, ad di Intesa, e Pietro Modiano, direttore generale di SanPaolo Imi, anche Alessandro Profumo ha invitato Milano a essere «il catalizzatore di questo processo di integrazione in una grande infrastruttura europea».
L’azione di accerchiamento da parte del mondo politico e finanziario europeo nei confronti di Euronext, sempre favorevole ad accettare l’offerta da 10 miliardi di dollari di New York, potrebbe rivelarsi un ostacolo all’intesa tra Milano e Parigi.
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