Nella bufera che ha travolto i mercati finanziari, preoccupati per la tenuta del debito in Grecia, Portogallo e Spagna, la notizia più importante di ieri è stata una smentita: a metà pomeriggio si era diffusa la voce che la Banca centrale europea avrebbe riunito nel fine settimana il proprio consiglio per un vertice straordinario. Lo stesso presidente dell’Eurotower, Jean-Claude Trichet, ha assicurato che non ci sarà alcun incontro d’urgenza, dando un segnale distensivo, dopo tante apprensioni.
Apprensioni che ieri sono continuate in un clima tutt’altro che rasserenato. Le Borse sono nuovamente sprofondate: altri 90 miliardi sono andati in fumo, aggiungendosi ai 128 di giovedì. Wall Street, debole sulla scia europea ma non depressa, ha invertito la rotta sul finire, portando il risultato in positivo: l’indice Dow Jones ha chiuso a più 0,10%, il Nasdaq più 0,74%. L’euro ha perso ancora terreno rispetto al dollaro, sulla spinta di una speculazione agguerrita; il cambio ha segnato 1,359 dollari per euro, con la valuta europea ai livelli più bassi da maggio 2009, otto mesi e mezzo fa.
Ieri le Borse europee hanno perso ancora terreno. Peggiore è stata Parigi (-3,40%), seguita dai cali di Milano (2,75%), Amsterdam (-2,53%), Zurigo (-2,07%), Francoforte (-1,79%), Londra (-1,53%). In frenata invece, rispetto alla viglia, le vendite a Madrid (-1,35%) e Lisbona (-1,36%) - i centri surriscaldati - mentre ad Atene le perdite sono ancora superiori al 4%.
I riflettori restano fortemente puntati sulla politica. In Spagna, il sistema - gelato dal meno 6% di giovedì in Borsa - ha fatto quadrato e tutti i vertici istituzionali hanno cercato di rassicurare cittadini e mercati. Il premier Jose Luis Rodriguez Zapatero ha affermato che «lo status di Paese solvibile è garantito». Tuttavia, a complicare le cose, i sindacati spagnoli sono sul piede di guerra contro il governo, che ha proposto l’innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni. Inoltre non è così scontato che il piano di austerità da 50 miliardi, e quello di tagliare il deficit sotto il 3% del Pil entro il 2013, abbiano vita facile. La Banca centrale di Madrid intanto ha rivisto al ribasso le stime sul Pil: meno 3,9% dal precedente meno 3,6.
In Portogallo il parlamento, dominato dall’opposizione, ha approvato una proposta di legge sui fondi regionali alla quale il governo socialista era contrario perchè aumenterà il deficit di bilancio che già spaventa gli investitori. In Grecia - l’economia più deteriorata - per mercoledì 10 il maggior sindacato pubblico ha proclamato uno sciopero contro le misure di austerità: e proprio lo sciopero è visto come un banco di prova del governo. Ricordiamo che Bruxelles ha dato il via libera al programma di Atene, che intende tagliare il deficit di bilancio dal 12,7% del 2009 a sotto il 3% nel 2012: una cura da lacrime e sangue alla quale l’Unione europea chiede si aggiungano altri sacrifici. E la prossima settimana il governo dovrebbe presentare un progetto di legge sui salari e sulla politica fiscale.
Di là dall’Atlantico, negli Stati Uniti, qualche segnale positivo ma di difficile interpretazione. In gennaio il tasso di disoccupazione è calato dal 10% al 9,7%. Ma, depurando gli effetti stagionali, apparirebbe un’ulteriore perdita di 20mila posti di lavoro. Cosa che ha fatto dire al presidente Barack Obama che il rapporto sull’occupazione «è motivo di speranza ma non di festeggiamento».
Per Corrado Passera (Intesa Sanpaolo) «il momento è complicato per tutti». E Unioncamere vede un 2010 ancora difficile, con dati in crescita solo dal secondo semestre
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