Le Borse riprendono slancio sui nuovi segnali di ripresa

È dalle relazioni trimestrali, migliori del previsto, che ieri le Borse hanno tratto lo spunto per spingersi ai massimi dell’anno, in una corsa al rialzo che solo nel finale è rallentata a Wall Street. Non hanno invece avuto dubbi i mercati del Vecchio continente, dove è stato letteralmente ignorato l’ultimo verdetto del Fondo monetario internazionale, secondo cui Eurolandia resterà quest’anno invischiata nella palude della recessione (-4,8% il Pil), per poi scivolare nel 2010 in una sorta di stagnazione (-0,3%) causata dalla lentezza della ripresa.
Neppure la messa in guardia del Fmi contro un mercato finanziario ancora «sotto stress» ha spaventato i listini continentali, confortati dal consolidarsi dei guadagni di Wall Street. Dopo la leggera frenata di mercoledì, quando le parole di Barack Obama «sull’inizio della fine» della crisi non avevano sortito effetto alcuno, a risvegliare gli investitori è stato il calo dei disoccupati che ricevono i sussidi e, soprattutto, i conti di Motorola, in grado di smentire con un utile di 26 milioni di dollari le previsioni degli analisti (che avevano scommesso su una perdita), di Goodyear (il cui passivo è risultato dimezzato rispetto alle attese) e di Mastercard.
Un tris di good news in parte oscurato dalla notizia che nè Fannie Mae, nè Freddie Mac riusciranno a ripagare completamente i prestiti per complessivi 400 miliardi erogati dal Tesoro Usa per evitare il fallimento delle due agenzie specializzate nei mutui per la casa. E forse sono risultate altrettanto sgradite le rivelazioni del procuratore generale dello stato di New York, Andrew Cuomo, sui bonus per oltre 32 miliardi pagati ai dipendenti nel 2008 da molti dei colossi bancari letteralmente salvati dalla bancarotta grazie ai fondi federali. A fine giornata, le lancette del Dow Jones si sono fermate su un rialzo dello 0,9%, mentre il Nasdaq ha chiuso con un +0,8%, a 1984 punti, dopo aver superato nel corso della seduta la soglia psicologica dei 2mila punti per la prima volta dallo scorso ottobre.
Ma la voglia di anticipare i tempi della ripresa economica ha contagiato in particolare le Borse europee. Con un rialzo pari al 2,21% il DJ Stoxx 600, ovvero il termometro dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, si è riportato sui livelli del novembre 2008, mentre gli indici delle singole piazze, spronati dalle trimestrali di big come British Telecom, hanno registrato progressi compresi tra l’1,85% di Londra e il 2,65% con cui Milano si è collocata sui massimi 2009. «È un mercato al traino di Wall Street - ha commentato un trader - ma si coglie anche l’occasione per riposizionarsi su titoli trascurati». Forse scommettendo appunto su un’uscita dalla recessione più rapida rispetto alla tempistica prospettata dal Fondo monetario. Gli esperti di Washington invitano peraltro la Bce a mantenere basso il costo del denaro fino a quando non si sarà interrotta la spirale deflazionistica, mentre i governi vengono sollecitati ad attuare altre «decisive iniziative di indirizzo politico, soprattutto nel settore finanziario per raggiungere la ripresa e fare ritorno a una crescita che si auto-alimenti». Quanto alle banche, l’Fmi raccomanda un’ampia revisione dei bilanci per accertarne il reale bisogno di capitali, mentre sul versante dei conti pubblici c’è preoccupazione per il forte deterioramente del rapporto deficit-Pil, previsto nel 2010 al 6,9% dallo 0,6% del 2007.


La misura di quanto la recessione abbia comunque modificato i comportamenti, è data dalle cifre diffuse ieri da Eurostat su Eurolandia: il tasso di risparmio ha stabilito nel primo trimestre un record, toccando il 15,6% contro il 13,8% di ottobre-dicembre 2008, mentre gli investimenti sono scesi al minimo storico del 9,3%.

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