Le Borse tirano il fiato Spread sotto quota 400

Le Borse europee provano a rimettono in piedi dopo il capitombolo di lunedì. Il rimbalzo è però avvenuto al termine di una seduta molto nervosa. A Milano, risultata la migliore in Europa, l’Ftse-Mib ha subito strappi in entrambe le direzioni per poi chiudere in progresso del 2,48% (-3,8% lunedì). Altrettanta volatilità ha coinvolto i titoli di Stato, mentre Italia e Spagna riguadagnavano la fiducia dei grandi investitori con le proprie aste, ma al prezzo di rendimenti in aumento. Si è attenuata, comunque, la tensione sui Btp: il differenziale di rendimento («spread») rispetto al bund tedesco dopo aver sforato i 410 punti base ha chiuso sotto quota 400. Collocati anche tutti i 2,5 miliardi di Ctz (scadenza gennaio 2014) grazie a una domanda molto sostenuta (4,4 miliardi), ma con un rendimento in rialzo dal 2,35% al 3,35%. Secondo uno studio di Bankitalia, essenziale per far rientrare gli spread è la riduzione del debito. L’epicentro del problema è la crisi del debito europeo e le vicende politiche che potrebbero far vacillare la svolta rigorista imboccata dal Vecchio continente. I risultati del primo turno alle presidenziali in Francia e le dimissioni del governo in Olanda allungano, infatti, un’ombra sulla possibilità di proseguire sulla strada delineata dall’asse Merkel-Sarkozy.
In Borsa hanno comunque prevalso le ricoperture tecniche decise da investitori, confortati prima dall’esito delle aste di titoli di Stato, poi dalle buone notizie sul fronte societario e dalle vendite di case in America. Hanno così chiuso in positivo anche Parigi (+2,2%), Francoforte (+1%) e Londra (+0,78%); in recupero anche l’euro, che si è riportato al di sopra di 1,32 dollari.
Dopo le dimissioni del premier Mark Rutte, per la prima volta da decenni gli occhi sono stati puntati sull’Olanda: la tensione è scemata dopo che il Paese ha collocato tutti i titoli in asta, ma secondo Moody’s lo stallo politico rischia di ripercuotersi sulla «tripla A» di Amsterdam. Madrid ha invece collocato titoli a 3 e 6 mesi per un ammontare 1,9 miliardi di euro, poco meno del massimo importo previsto (2 miliardi), accusando però quasi un raddoppio dei tassi.
Minore la pressione sul Tesoro italiano anche se è stata tiepida la domanda per i Btp 2017 e 2019 indicizzati all’inflazione, venduti per 943 milioni a fronte di un’offerta massima di 3,5 miliardi, con tassi rispettivamente al 3,88% e 4,32%.

Il prossimo test è previsto domani, con l’offerta di Bot a sei mesi da 8,5 miliardi, e venerdì, quando dovranno essere collocati 1,5-2,5 miliardi di Btp a 5 anni, fra 1,5 -2,5 miliardi di Btp decennali, e 0,75- 1,25 miliardi di due titoli fuori corso d’emissione.
Quanto agli Stati Uniti, sono invece giunti dati deludenti sul settore immobiliare, con pesanti cali delle compravendite, così come si è indebilita la fiducia dei consumatori.

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