Bossi: città poco sicure, il Nord è stufo

da Roma

Sulla sicurezza Umberto Bossi chiama a raccolta il suo popolo e lo arringa così dalla festa del Carroccio di Treviso: «Milioni di persone hanno i co....ni pieni e sono disposte ad andare fino in fondo. È sempre bollente la temperatura al Nord. Forse Prodi non ha capito come sono fatti veneti e lombardi che sono pronti a muoversi. Questa volta non ci fermiamo». Non alimenta le recriminazioni sull’indulto, però, nè approva le richieste di pena di morte.
Dopo le polemiche sul pacchetto sicurezza del ministro dell’Interno Giuliano Amato, che hanno spaccato il centrosinistra anche per la richiesta di nuovi poteri di polizia giudiziaria ai sindaci da parte di Sergio Cofferati e Leonardo Domenici, ormai deve iniziare il lavoro concreto sul provvedimento che dovrebbe essere presentato entro fine mese. Mercoledì è stata convocata dall’Anci la riunione delle città metropolitane, 24 ore dopo il consiglio direttivo dell’associazione deciderà la linea dell’associazione dei comuni e il 18 settembre la Conferenza Unificata darà al governo il parere delle autonomie locali sulle nuove misure.
Ma il confronto sui «sindaci sceriffi» dilania ancora la maggioranza, malgrado le spiegazioni e i distinguo dei primi cittadini di Bologna e Firenze. Cofferati insiste che servono nuove competenze, non una nuova polizia, per garantire sicurezza nelle città. «Siamo in trincea - dice a Repubblica -, ma il centrosinistra mostra difficoltà su questo problema. E le ultime amministrative sono state negative. A forza di sottovalutazioni abbiamo già perso comuni come Alessandria e Verona». Si rivolge in particolare al collega di Roma Walter Veltroni, che è anche candidato leader del Pd, ma ad esprimere dissenso sono stati in tanti: il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, di Venezia Massimo Cacciari, di Napoli Rosa Russo Iervolino, di Bari Michele Emiliano. E ora l’eurodeputato di Rifondazione Giusto Catania arriva ad elogiare il sindaco azzurro di Palermo, Diego Cammarata, perché ha sottolineato che i problemi delle città sono dovuti a degrado socio-economico, non certo ai lavavetri.
A firmare la famosa ordinanza è stato il primo cittadino di Firenze Domenici, che è anche presidente dell’Anci. Sull’Unità ricorda che essa riscuote il 65-80 per cento del consenso dalla gente, ma cerca di mitigare l’impressione negativa data alla sinistra radicale dalla proposta di nuovi poteri: «Sono falsità quelle sui sindaci-sceriffi, enfatizzate dai mass media». Per lui, insistere è autolesionismo da parte del suo schieramento: invece di attaccare il centrodestra per ciò che non ha fatto sulla sicurezza quando era al governo, si mette in evidenza il solco tra la parte maggioritaria dell’Unione e l’ala estrema.
Se Domenici non vuole esser chiamato «sindaco-sceriffo», il leghista Giancarlo Gentilini rivendica di essere l’unico e primo originale: «Tutti gli altri sono imitazioni, sceriffini». Il vicesindaco di Treviso lancia la sua ultima provocazione, attaccando l’ex sottosegretario azzurro al Welfare, Maurizio Sacconi, per il sì all’indulto di cui poi si sarebbe pentito: «Mettiamo taglie anche su Prodi e Mastella che hanno fatto sì che ci fossero delitti orrendi come quello dei coniugi di Gorgo al Monticano».


Sacconi chiede smentite o scuse, annunciando altrimenti una querela. E l’Udeur Mauro Fabris risponde al vicesindaco: «Se vuole essere coerente metta la taglia anche su Berlusconi e sui suoi alleati veneti di Fi e Udc che hanno votato l’indulto».

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