Politica

Bossi invita Berlusconi al Parlamento del Nord

Il leader del Carroccio boccia il modello tedesco: troppo caos, per evitare il referendum sono sufficienti piccoli ritocchi

nostro inviato a Vicenza

Continua su due tavoli la partita di Umberto Bossi. Il primo, quello dei fatti, che vede Giulio Tremonti atteso ospite del Parlamento del Nord riunito a Vicenza per la seconda seduta nell’arco di un mese. Con tanto di relazione sul federalismo fiscale da parte del vicepresidente di Forza Italia e presenza non ufficiale - ma alquanto gradita - dell’azzurro Aldo Brancher. Il secondo tavolo è quello delle dichiarazioni ufficiali, con il Senatùr che passeggiando per il giardino di villa Bonin non si scompone davanti alle obiezioni sul fastidio manifestato da Silvio Berlusconi per le ultime accelerazioni di Roberto Maroni, sempre più deciso nel seguire la via della trattativa con la maggioranza di governo. Già, perché con i suoi - e pure con alcuni dirigenti leghisti - negli ultimi giorni il Cavaliere si è sfogato più d’una volta. «Maroni - ha lamentato dopo l’intervento alla Camera sulla fiducia - ci sta prendendo gusto. Tira il sasso e nasconde la mano... Si sta follinizzando». Parole che non sembrano scomporre Bossi. «Roberto è un comunista, Berlusconi lo dice sempre», se la ride. «Ma - aggiunge - anche se da giovane ha lavorato a Radio Varese, posso garantire che non è vero. Comunque, di lui mi fido e gli lascio piena autonomia».
Parole a parte, però, Bossi continua a tenere saldamente la barra sull’alleanza con Berlusconi. Tant’è che la segreteria politica della Lega della scorsa settimana ha già formalizzato che alle amministrative di primavera il Carroccio correrà con il centrodestra in tutti i Comuni sopra i 15mila abitanti. Salvo eccezioni, precisa il Senatùr. Che viste le acque sempre agitate per la scelta del candidato sindaco di Verona (dove «preme» il leghista Flavio Tosi), mette le mani avanti e assicura che «localmente» non sarà certo lui «a imporsi con la pistola». Nei fatti, però, l’intesa è già stata siglata nero su bianco, con Berlusconi che da parte sua ha pure sottoscritto il riconoscimento della Padania come «obiettivo politico-istituzionale». Insomma, dichiarazioni a parte, il Senatùr si muove come se gli allunghi di Maroni facessero parte di una strategia che ha come obiettivo quello di cercare spazio di manovra per il Carroccio. E anche in quest’ottica non si può derubricare la presenza a Vicenza di Tremonti («sono il modesto sostituto di sua eccellenza il ministro Chiti») come la partecipazione di un «amico» del Carroccio. Il vicepresidente di Forza Italia e anche Brancher, infatti, non sono altro che l’apripista per un ospite ancora più illustre, visto che il 5 o il 6 maggio - con le amministrative alle porte - è in calendario la partecipazione di Berlusconi alla quarta seduta delle assise padane (la prossima volta toccherà invece al governatore della Lombardia Roberto Formigoni). Sul punto, Bossi ha già dato il via libera. Perché evidentemente, al di là delle parole («la situazione è fluida, sulle alleanze per il futuro è tutto possibile») l’asse resta saldo. Certo, neanche domani ci sarà la consueta cena del lunedì ad Arcore («penso proprio di no», dice Bossi), ma le posizioni del Senatùr in tema di riforma elettorale sembrano essere sempre più vicine a quelle del Cavaliere. Bossi, infatti, dice «no» al modello tedesco («un caos, si dovrebbe modificare la Costituzione, impossibile farlo in tempo per superare il referendum»), spiegando di ritenere la nuova legge elettorale una priorità rispetto alle riforme in senso lato («evitare il referendum è questione di vita o di morte»).

E secondo il leader del Carroccio sarebbero sufficienti «piccoli ritocchi».

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