«Il governo avrà più voglia di apprezzare il federalismo perché è chiaro che non possono metterci tutti in galera» dice convinto il segretario federale della Lega. Per quella data convenzionale di metà settembre la rivolta fiscale sarà ufficializzata. «Non possono metterci in galera tutti - dice Bossi -. Puoi fare dei sequestri a uno, a due, ma al terzo si ribellano. I padani, che sono brava gente, si sono rotti le scatole».
Dalla platea qualcuno incoraggia il Senatùr: «Mandiamoli a casa» rivolgendosi al governo Prodi e Bossi replica: «cominciamo a fare la protesta fiscale, se tutti la faremo vedrete che questo governo lo manderemo a casa».
Ma ieri, Bossi, è anche intervenuto sull’uscita del segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone che aveva bocciato la proposta di sciopero fiscale avanzata dal leader leghista - chiedendo anche al governo di destinare per il soddisfacimento delle reali esigenze del popolo quelle risorse che richiede con le tasse - : «Perfino il cardinale ha detto che le tasse devono essere giuste. Però, se un cittadino deve lavorare otto mesi per mantenere lo Stato, allora queste tasse non sono mica giuste». Motivo in più, annuncia Bossi, per «andare in piazza, in tutte le piazze italiane e raccogliere firme». Quante? «Andremo in piazza con i gazebo e ne raccoglieremo almeno 10 o 20 milioni». Firme per una rivolta fiscale che, osserva a margine Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato «non è evasione». E Calderoli ribadisce però che «a casa nostra le tasse le abbiamo sempre pagate e continueremo a farlo, ribadisco, continueremo a farlo, anche con la ribellione fiscale». Come a dire: «la nostra protesta comporterà comunque il pagamento delle tasse e quindi la non evasione, ma costringerà il governo a riscrivere le leggi e a fare delle leggi giuste». Quelle che, naturalmente, riducono «la pressione fiscale per favorire la ripresa del Paese» e, quindi, «che portano al federalismo fiscale, ossia alla responsabilità di entrata e di spesa e alla permanenza delle risorse nel territorio dove sono state prodotte dai cittadini».