Bossi tiene buono il sindaco: Letizia un'amica

Il leader leghista vota a Milano ma spinge il figlio Renzo: «Spero che ce la faccia. È bravo e mi darà una mano». Podestà minimizza le tensioni con i «lumbard»: «Il confronto interno alla maggioranza innegabile ma naturale»

Bossi tiene buono il sindaco: Letizia un'amica

Arriva al seggio agghindato come per un matrimonio: abito, cravatta regimental e immancabile fazzoletto verde Padania nel taschino. Umberto Bossi si presenta accompagnato dal figlio quattordicenne Sirio, che sulla felpa preferisce sfoggiare una foglia d’acero rosso Canada. Ne approfitta per fare campagna elettorale al figlio Renzo, candidato nel collegio di Brescia: «Spero che ce la faccia, è bravo e potrà darmi una mano. Lui ha resistito agli attacchi mediatici e alla fine se resisti ce la fai».
Sono le cinque del pomeriggio quando tuffa la scheda nell’urna della scuola Don Orione, vicino alla storica sede del Carroccio in via Bellerio. È in buona, o forse sarebbe meglio dire che ha riacquistato la prudenza indispensabile alla vigilia del voto. È vero che vuole il sindaco di Milano? «Sono amico di Letizia Moratti e si è trovata davanti una situazione difficile».
A Milano votano tanti big della politica, a partire da Silvio Berlusconi, che ha deposto la scheda in via Scrosati, a Lorenteggio, dove viveva la madre Rosa. Il coordinatore regionale del Pdl, Guido Podestà, vota in via fratelli Ruffini, a un passo da Santa Maria delle Grazie, e minimizza le tensioni con il Carroccio: «Il confronto interno è innegabile ma naturale». Il coordinatore nazionale del Pdl, Ignazio La Russa, sceglie via Stoppani, dietro corso Buenos Aires, poco distante da casa, insieme al figlio piccolo, Tommaso. Vota anche il “leader spirituale” Dionigi Tettamanzi. L’arcivescovo si offre ai flash dei fotografi nel seggio di via Dandolo, dietro il Conservatorio.
Busta esplosiva e proiettile tengono ancora banco. Bossi non si sottrae: «La sinistra sta dando i numeri, però penso che la gente saprà scegliere, saprà come legnare i matti. È gente disperata, ma il popolo non lo convinci con i pacchi bomba, che ti condannano. La gente la convinci facendo le riforme».
Sfoggia ottimismo: «Noi possiamo arrivare ovunque, se la gente vuole ci manda ovunque», ma esclude che le pretese sulla città possano compromettere i rapporti con il presidente del Consiglio, che ieri mattina al seggio di via Scrosati ha liquidato la vicenda con un “sono cose pre-voto, ghe pensi mi”. Il Senatùr concorda: «Io e Berlusconi troviamo l’accordo su qualunque cosa, quando ci sediamo a un tavolo non è mai avvenuto che ci mettessimo a litigare e questo è positivo. Io sono un alleato fedele di Berlusconi e lui della Lega. Guardate Casini che schiuma di rabbia...».
Non è più tempo di parlare di sorpasso, ormai siamo alla vigilia della conta dei voti e si rischia di dare l’impressione di una sconfitta: «Non ci ho mai pensato, siete voi che lo avete inventato.

So che prendiamo tanti voti, quello sì, poi sorpasso sì, sorpasso no, questo è secondario». Quel che conta, secondo Bossi, è il federalismo: «Il problema è che Berlusconi vada avanti a darci i voti per fare i decreti attuativi».

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