Oh, caro Massimiliano Lussana, come siamo in disaccordo questa volta! Sia inteso bene, non sul principio etico del dover contribuire alla spesa comune e pagare i servizi, che è sacrosanto, quanto sulla consecutio causa-effetto.
Si dice che in Italia si paghino troppe tasse per colpa dell'evasione. Non è vero. Se lo fosse, infatti, visto che grazie all'indefesso lavoro di Entrate e Finanza, di cui ho pure fatto parte, l'evasione recuperata aumenta di anno in anno, le tasse sarebbero dovute scendere almeno un poco nei secoli. Invece aumentano costantemente fino ad oggi in cui siamo ad un reale 70%. Perché? Ma perché qualsiasi politico italiano non si mette contro un succulento elettorato di migliaia di voti e appena arriva lassù spende e spande soprattutto in assunzioni. Lombardo, in Sicilia, ce ne ha messi sulla groppa altri ventimila in pochi mesi. Pissarello, con 900 comunali in prossimità della pensione, invece di gioirne e star fermo, ha trasformato 300 precari a tempo indeterminato. Tutta gente da pagare nei secoli a venire.
Il circuito virtuoso dell'economia prevede che le imprese, inclusi i loro dipendenti, producano ricchezza e lo stato ne dreni parte per fornire servizi. Ma qui lo stato è ormai un Leviatano talmente grande rispetto alla produzione che, proprio grazie alla favola meno evasione meno tasse, la sta uccidendo. Il rapporto Censis di questa settimana cade a fagiolo per dimostrarlo. Chi vuole più tasse ma più servizi è proprio chi, da esse, trae il proprio stipendio.
L'evasione costa 90 miliardi l'anno? Bene! La burocrazia ne costa 46. Perchè una volta tanto non provare a cominciare da lì? Se abbassi le tasse l'evasione non vale la candela, come dimostrano gli Usa, ma si toglie potere alla politica perché i 15000 forestali calabresi votano. Invece i nostri giovani avrebbero tanto bisogno di autonomia e liberismo.
Per sgombrare il campo da dubbi chiudo dicendo che sono dipendente, privato, da 25 anni. Con la solita stima
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