Se la possibile chiusura di «Spinner Records» a Cardiff, il negozio di musica più antico al mondo, ha destato l'attenzione dei principali media del globo, dal canto loro, le botteghe storiche del centro di Milano stanno silenziosamente vivendo un periodo di declino dal futuro tutt'altro che roseo. Strangolati da affitti sempre più elevati e dallo strapotere commerciale delle grandi multinazionali, numerosi negozi di centenaria memoria si sono visti costretti, negli ultimi anni, ad abbassare definitivamente le serrande.
E, ultimo di una serie infinita, è il caso di «Pedraglio», negozio di piazza Cordusio, ormai «ex» punto di riferimento meneghino nell'abbigliamento classico di stile anglosassone, il quale dallo scorso novembre ha svestito definitivamente gli eleganti manichini delle proprie vetrine. Quarto negozio più antico di Milano, 136 anni di storia e tradizione, fondato nel 1870 da Carlo Pedraglio e rilevato negli anni Cinquanta dalla famiglia Tesini, per più di un secolo ha vestito, all'insegna dello stile «old english», schiere di clienti che amavano unire alla qualità dei capi un tocco di eleganza dal sapore classico. «Abbiamo servito generazioni di clienti - spiega Francesca Tesini, nipote, nonché fidata collaboratrice, del titolare Aristide - e questo è l'aspetto che più ci manca. In tantissimi ci hanno pregato di non chiudere e di tenere duro in attesa di momenti migliori. Per loro eravamo un punto di riferimento saldo e importante. Chi comprava da noi, non solo sceglieva la qualità dei vestiti, ma anche l'esperienza e il rapporto confidenziale, quasi amichevole, che riuscivamo a instaurare con loro». Ma anche l'attaccamento dei clienti più affezionati, nulla ha potuto contro lo spietato pegno da pagare alla globalizzazione dei mercati. «Purtroppo - prosegue Francesca Tesini - non possiamo concorrere con le grandi catene monomarca che hanno invaso il centro città. Grazie alle loro enormi possibilità economiche hanno creato una concorrenza per noi insostenibile. I costi in generale dell'attività e la difficoltà nello trovare fornitori di qualità, hanno fatto il resto».
Ma il negozio di piazza Cordusio è solo l'ultima vittima di un'enorme crisi che negli ultimi anni ha voracemente fagocitato numerosi locali storici. A dare il via a questa preoccupante escalation fu, nove anni fa, il Bar Donini di Piazza San Babila, a testimonianza di come il fenomeno colpisca indistintamente qualsiasi attività commerciale. È chiusa anche la Merceria Magliani e Croci di via Torino 46, fondata nel 1898. Identica sorte hanno subito il Panificio Ferrara di Via Santa Marta 8, la Valigeria Milanese di via Mercato 8 e il negozio di liquori Provera di corso Magenta 7. Un elenco che sembra non aver mai fine, tanto che il celebre negozio di penne E.E. Ercolessi, ha dovuto chiudere la sede di Corso Vittorio Emanuele 15, per dedicarsi totalmente al negozio di via Magenta 25.
Comune e regione sembrano, però, non essere sordi di fronte alle richieste d'aiuto di decine di commercianti, tant'è che nel corso degli anni hanno visto la luce degli albi istituiti «ad hoc» come quello delle «botteghe storiche di Milano», creato dal Comune e comprendente più di 150 attività commerciali, e quello dei «negozi storici di rilievo regionale», a cui solamente 12 esercizi commerciali del centro meneghino possono vantarne lappartenenza, «ma - come sottolineato dal signor Pettinaroli, titolare dell'omonima cartoleria di Piazza San Fedele - non è questa la soluzione per uscire dal problema». Poter vantare il legame ad un ristretto ed esclusivo club, non attira clienti. «È una targa importante da poter esporre all'interno del nostro negozio - prosegue Pettinaroli - ma non è ciò di cui abbiamo bisogno. Noi non possiamo far altro che cercare di differenziare i nostri prodotti dalla grande massa e invogliare così i clienti a sceglierci; certo è che un'aiuto da parte di Comune e Regione, diverso da riconoscimenti onorifici, sarebbe ottima cosa». E così, anche i finanziamenti previsti dalla Camera di Commercio e dalla Regione per il restauro e la manutenzione dei locali e per la facilitazione del commercio della rete distributiva potrebbero non rappresentare la ciambella di salvataggio.
Probabilmente, lunica soluzione al problema è quella lanciata da Silvio Bugada, attuale titolare della ultracentenaria Ferramenta Davide Collini di corso Buenos Aires 8. Una petizione sottoscritta da settemila milanesi per scongiurare un imminente sfratto con relativa chiusura. Quanto meno, un po di pubblicità gratuita.
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