«Il mercato dell'auto, in Italia, è in crisi nera, stiamo vivendo livelli che non si vedevano dal 1993-1996 e secondo gli osservatori bisognerà attendere almeno quattro anni prima di tornare ai livelli di mercato pre-crisi. Per superare questo difficile momento occorre grande unità di intenti da parte dell'intera filiera dell'auto, ed un sostegno strutturale da parte del Governo, concentrato prevalentemente sulla fiscalità aziendale e le vetture a basso impatto ambientale». A lanciare l'allarme è il neo-presidente dell'Unrae, Jacques Bousquet, eletto dai rappresentanti in Italia delle case automobilistiche estere a rappresentarli al vertice della loro associazione per i prossimi due anni, al posto di Loris Casadei, presidente di Porsche Italia. I costruttori esteri soci dell'Unrae realizzano oltre il 70% delle vetture vendute in Italia e tra dipendenti diretti e indiretti occupano oltre 100 mila persone.
«Abbiamo quindi il nostro peso», sottolinea Bousquet, presidente di Renault Italia da gennaio 2009. Un peso che l'Unrae vuole utilizzare per «far tornare l'auto tra le priorità del Governo italiano, che da inizio 2010 si è disinteressata del settore a causa della percezione, probabilmente errata, che il costruttore nazionale abbia minore interesse al sostegno del suo mercato domestico».
Per il neo-presidente dell'Unrae questo atteggiamento, in un momento di crisi strutturale come questo, «è molto pericoloso», perché abbandonando un settore che «vale quasi il 12% del Pil italiano si rischia un disastro occupazionale». Non solo infatti il mercato del nuovo scenderà quest'anno a 1,8 milioni di immatricolazioni, ma «sono ai minimi termini anche l'usato e i veicoli commerciali e ora anche il
post-vendita. Per la prima volta nel 2010 - evidenzia Bousquet - la spesa media per manutenzione presso le officine è calata dell'1-2%. E questo rischia di avere un impatto enorme sulle reti dei concessionari e sulle officine indipendenti».
Tutto questo i costruttori «devono farlo capire al Governo ed ottenere un sostegno strutturale di medio-lungo termine». Il tutto, ovviamente, «tenendo conto delle esigenze di rigore del bilancio pubblico». Per vincere questa partita però è indispensabile il gioco di squadra tra i protagonisti della filiera, che spesso è mancato negli anni passati.
Quindi, una delle prime cose che il neo-presidente si ripromette di fare è «incontrare i costruttori nazionali dell'Anfia, insieme ai quali, e unitamente ai concessionari di Federauto, mettere a punto una strategia comune che lasci da parte gli interessi particolari. Sono certo - precisa Bousquet - che con l'Anfia non avremo alcuna difficoltà. Risollevare il mercato è interesse comune. Altrimenti affondiamo tutti».
Questa azione congiunta, che «andrà aiutata da una incisiva azione di lobby e una maggiore presenza sulla stampa», dovrà basarsi su due misure, «da adottare insieme per sostenere proprio i due segmenti maggiormente in crisi»: «le agevolazioni fiscali alle vetture aziendali, a sostegno delle auto di lusso, e gli incentivi all'acquisto di vetture a basso impatto ambientale, che aiutano il segmento delle piccole».
In questo caso, per Bousquet il governo dovrebbe «sostenere l'acquisto di tutte le diverse soluzioni tecniche adottate dalle case, dall'elettrico, all'ibrido, al metano, al gpl, adottando però degli incentivi modulari, inversamente proporzionali alle emissioni di CO2».
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