Enrico Lagattolla
da Milano
«Fazio sapeva tutto». Di più. «Fu lui a incoraggiare la scalata ad Antonveneta». Gianpiero Fiorani parla, ancora una volta. Una memoria meticolosa lungo due anni di confidenze con lex governatore di Bankitalia. Gli incontri, le telefonate, le circostanze ribadite, puntualizzate, arricchite di particolari. E ne esce male, lex numero uno di Palazzo Koch. «Quando ha saputo che Abn Amro aveva ricevuto lautorizzazione allOpa, è saltato sulla sedia?», domanda uno dei legali di Fazio nel corso dellincidente probatorio. «No - risponde Fiorani - sono saltato in macchina e sono corso dal governatore». Concepito per mettere allangolo il «re di Lodi», il controesame di Fiorani è quasi un tracollo per luomo di Alvito.
Un«eminenza grigia», nel racconto di Fiorani. È lui che ostacola gli «appetiti stranieri» sul sistema bancario italiano. È lui che manovra perché la scalata non resti solo unintenzione. È lui, infine, che dà il nulla osta alloperazione. Una data, ottobre 2004: la fine del patto di sindacato in cui erano coinvolti alcuni imprenditori veneti e lombardi. «Voglio vedere se sei capace di portarmi qui la disdetta del patto entro l8 dicembre», dice il governatore al banchiere di Lodi. In particolare, «Fazio prese limpegno di contattare Gilberto Benetton e Ennio Doris. Il dottor Gnutti gli comunicai che lavrei portato io, cosa che poi ho fatto». Dunque, secondo Fiorani fu Fazio in persona a convincere Doris e Benetton a rompere la coalizione, e lasciare a Bpl campo libero su Antonveneta. «Lei deve considerare gli interessi del Paese - avrebbe detto il governatore allindustriale veneto -, la stabilità del sistema bancario, e quanto sono importanti le popolari».
O ancora, marzo 2005: lofferta olandese sullistituto padovano. «Fazio, che mi aveva assicurato che nessuno in Italia lancia unOpa su una banca senza concordarlo con il governatore, rimase sconvolto per laffronto. Questi se ne devono andare, mi disse».
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