Economia

Bpi, Gronchi in Bankitalia È ancora febbre da risiko

Il titolo vola in Borsa (+9,5%). Bipiemme in pole position per la fusione. Le voci su Deutsche Bank e la lente della Consob

Massimo Restelli

da Milano

Banca Popolare di Milano favorita, seguita da Popolare Verona-Novara o Deutsche Bank come outsider: nel giorno in cui l’amministratore delegato Divo Gronchi e il presidente Piero Giarda si sono recati in Bankitalia per ricevere il verdetto della lunga ispezione conseguente alla fallita scalata ad Antonveneta, per Piazza Affari il destino di Popolare Italiana appare segnato. Un teorema che all’indomani dell’intervento della Consob per fare chiarezza sugli incontri consumatisi sull’asse Milano-Lodi si è tradotto in un nuovo strappo per Bpi (più 9,5% a 9,15 euro in Borsa) mentre Bipiemme recuperava l’1,3 per cento.
Malgrado i due gruppi si siano limitati ad ammettere l’esistenza di contatti «interlocutori» e gli incontri avuti da Gronchi in Via Nazionale siano stati sostanzialmente «tecnici», le sale operative stanno allineando il titolo alla supposta offerta amichevole carta contro carta di Bpm che valorizzerebbe Lodi fino a 9,5 euro. Ieri, Lodi quotava circa 1,58 volte il valore di libro e Milano 1,44 volte. Nell’aria c’è anche l’interesse di Bper e di Popolare Verona, sebbene quest’ultima appaia concentrata sul progetto di integrazione con Cattolica.
Prospettive che potrebbero però essere superate laddove a scendere in campo fosse un gruppo estero pronto a mettere mano al portafogli: in questo caso i fili della speculazione portano a Deutsche Bank e a Fortis, sebbene la governance e il radicamento territoriale tipici delle popolari sembrano offrire almeno in teoria maggiori chance a una «consorella». In ogni caso, la Consob ha già acceso i fari anche oltrefrontiera, complici i volumi registrati ieri: è passato di mano il 3,9% del capitale di Lodi (18 milioni di azioni circa rispetto a una media di 6 milioni nell’ultimo mese).
Lo schema abbozzato dal presidente Roberto Mazzotta, che insegue da tempo l’idea di creare una «Superpopolare», prevederebbe di fondere le due holding entro l’anno così da dare vita a una cooperativa da oltre 10 miliardi di capitalizzazione. La stessa dimensione di Bpi (6,24 miliardi il valore di Borsa dopo le operazioni straordinarie) costuituisce però un ostacolo: Lodi si prepara infatti al tutto esaurito per l’aumento di capitale che termina domani e il 29 luglio ha chiamato i soci in assemblea per assorbire nella capogruppo sia Reti Bancarie (più 8,9%) sia Bipielle Investimenti (più 9,6%). Da qui l’opportunità per Mazzotta, sebbene Gronchi preferirebbe attendere l’autunno, di stringere i tempi. La stretta degli alleati del Credit Mutuel in Bpi (2,46%) rappresenta una sponda per Bpm che avrebbe fatto breccia anche tra i dipendenti di Lodi.

Tanto che il cda potrebbe fare il punto sulle avance di Milano il 26 luglio, insieme all’analisi delle conclusioni di Bankitalia.

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