nostro inviato a Trieste
L'Associazione per gli Studi giuridici sull'Immigrazione, il suo ex vicepresidente e attuale consigliere di spicco, Gianfranco Schiavone e giudici pro porte aperte, come Silvia Albano, sono riusciti a bloccare le riammissioni in Slovenia dei migranti della rotta balcanica e fanno parte della falange legale che fin dall'inizio ha messo i bastoni fra le ruote al «modello Albania».
Non solo: Schiavone è presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà (Ics), che a Trieste la fa da padrone nell'accoglienza dei migranti dalla rotta balcanica. Dal 2022 alla primavera di quest'anno Ics ha fatturato allo Stato 18.316.512 euro. Una fonte istituzionale del Giornale spiega che «mediante centri collettivi e singole unità abitative, gestisce 835 posti su un totale provinciale di 1312 posti».
In pratica è «il soggetto di maggiore rilevanza nell'area triestina». Non sempre fila tutto liscio: «All'associazione sono state applicate sanzioni (per carenze rilevate) o effettuati storni (per presenze rendicontate superiori a quelle documentate) per 775.992 euro». Negli ultimi anni i migranti in arrivo dalla rotta balcanica stanno diminuendo: 10.054 nel 2024 e 7.936 nel 2025, ma a Trieste le strutture di accoglienza sono sempre piene. «Schiavone si fa paladino del mondo dell'accoglienza e trasborda anche in pesanti critiche e accuse sull'operato e inefficienza delle forze dell'ordine, senza avere alcuna competenza specifica» dichiara al Giornale, Lorenzo Tamaro, segretario in Friuli-Venezia Giulia del Sindacato autonomo di polizia. E aggiunge: «L'impressione è che faccia gli interessi di una certa parte politica assieme ad altre associazioni come l'Asgi e con sentenze emesse da giudici, come l'Albano, che di fatto mettono i bastoni fra le ruote ai governi che vogliono cambiare rotta sull'immigrazione illegale».
L'ultimo cavallo di battaglia è il secco niet al «modello Albania», che Albano e Asgi avevano preannunciato mesi prima che i centri diventassero operativi. Il 17 maggio 2024 la giudice del Tribunale di Roma, sezione specializzata immigrazione, interveniva sul «Protocollo Italia-Albania» agli Stati generali dei talebani dell'accoglienza promosso da Asgi. La conclusione di Albano, cinque mesi prima del braccio di ferro con il governo, non lasciava dubbi: «È chiaro che noi non possiamo convalidare i trasferimenti in Albania». E preannunciava la contestazione alla lista dei paesi sicuri.
Ancora prima del «modello Albania», Schiavone, legali dell'Asgi e Albano erano riusciti a bloccare le riammissioni in Slovenia dei migranti della rotta balcanica. Grazie alla denuncia di un pachistano su presunti maltrattamenti da parte di poliziotti italiani. Peccato che fosse tutto falso, ma anche in questo caso la «linea» era stata annunciata in anticipo. Il 14 ottobre del 2021 si teneva a Roma il convegno «Europa: migranti e richiedenti asilo Per una svolta di civiltà» organizzato anche da Magistratura democratica e Asgi. Schiavone accusava l'Italia di riammettere illegalmente in Slovenia chi arriva clandestinamente dalla Bosnia. E aggiungeva: «Prima o dopo ci sarà un giudice a Berlino () L'Asgi sta facendo delle azioni legali (...) che denunciano pure maltrattamenti della polizia italiana durante le riammissioni in Slovenia».
Nel pomeriggio prendeva la parola la giudice Albano, che solo tre mesi dopo sarà il giudice a Berlino evocato da Schiavone. Il 18 gennaio 2022 accoglieva in pieno il ricorso contro il ministero dell'Interno di Mahmood Zeeshan presentato dagli avvocati Caterina Bove e Anna Brambilla legati all'Asgi. Il pachistano si era inventato maltrattamenti della polizia a Trieste al suo arrivo dalla rotta balcanica. Gli agenti lo avrebbero rispedito indietro a bastonate. Nell'ordinanza Albano dichiara «illegittime» le «riammissioni informali» in Slovenia, come sosteneva Schiavone al convegno. Pochi mesi dopo, grazie al ricorso del Viminale, la situazione si è ribaltata: non solo il pachistano si era inventato tutto su botte e respingimento, ma più avanti si scoprirà che probabilmente non è neanche mai arrivato a Trieste. Le riammissioni in Slovenia, però, sono rimaste bloccate. Tamaro, fa notare che a Trieste «le case di accoglienza dell'Ics hanno ospitato anche un terrorista jihadista e autori di crimini in città come accoltellamenti e risse».
Ogni volta che accade qualcosa «Schiavone dice di non essersi accorto di nulla, che non c'erano segnali, ma l'accoglienza dovrebbe significare anche un percorso per il migrante e non solo dargli un tetto e qualcosa da mangiare ottenendo soldi dallo Stato».