La Bpi perde consiglieri, sindaci e avvocato di fiducia

Si dimette il cda, che coopta Giarda e Gronchi. Lascia anche Iannaccone, era uno dei registi della strategia giudiziaria della banca lodigiana

Gianluigi Nuzzi

da Milano

In un solo giorno la Popolare Italiana perde consiglio di amministrazione, sindaci e avvocato di fiducia. Il cda della Bpi che si è riunito ieri ha infatti presentato le dimissioni, ad eccezione di Antonio Premoli, che diverranno effettive il giorno dell’assemblea dei soci convocata il 27 e 28 gennaio per il rinnovo del consiglio. La decisione è stata presa «al solo fine di evitare l'evidente pregiudizio che la banca subirebbe per effetto della limitazione dei poteri gestori del cda» e per «garantire comunque pienezza e continuità alla gestione della banca» dice un comunicato. In altri termini, le dimissioni sono l’ultima mossa per arrivare alla sblocco della quota Antonveneta. Nello stesso tempo il cda di Bpi ha cooptato in qualità di consiglieri Piero Giarda (già presidente di Bpielle Investimenti ed ex sottosegretario al Tesoro) e l'attuale direttore generale dell'istituto Divo Gronchi. La decisione è avvenuta «in relazione alle dimissioni dei consiglieri Giammaria Visconti di Modrone e Gianpiero Fiorani».
Da parte sua l’avvocato Giuseppe Iannaccone, avvocato storico di Banca Popolare Italiana, non difenderà più l’istituto di credito di Lodi nell’ inchiesta per aggiotaggio sulla scalata ad Antonveneta condotte dai Pm di Roma e Milano. Ieri pomeriggio è arrivata al Consiglio d’amministrazione di Bpi la lettera riservata con la remissione formale dall’incarico. Da oggi quindi l’avvocato non seguirà più la delicata situazione di Bpi sia nelle indagini sia nelle denunce presentate contro Gianpiero Fiorani. Verrà quindi cercato un nuovo interlocutore nel rapporto di Bpi con la Procura di Milano e con i magistrati di corso di Porta Vittoria. A iniziare da quello con il procuratore aggiunto Francesco Greco, promotore e coordinatore delle indagini finanziarie milanesi.
La decisione viene interpretata come un ulteriore segno di discontinuità. Voluto però, questa volta, non dai vertici della banca né suggerito dalla Procura, bensì ritenuto indispensabile dallo stesso difensore. Che ha quindi compiuto una scelta in autonomia. Così è stata colta dal CdA la volontà di uscire di scena e così nella missiva Iannaccone spiega di voler evitare possibili strumentalizzazioni di quando, nel vicino passato seguiva l’allora Popolare di Lodi con timoniere Gianpiero Fiorani. Raggiunto al telefono in tarda serata, l’avvocato reagisce con un secco «No comment». «L’uscita di Iannaccone - è invece il commento di un consigliere della banca - non risolve un problema ma oggettivamente ne crea uno di nuovo». Questo visto il ruolo centrale assunto dal penalista nella doppia partita avviata da Bpi sia con la Procura e contro Fiorani, sia con l’azionariato per segnare i nuovi destini della banca lodigiana. Del resto è stato proprio Iannaccone uno dei registi nelle scelte più sofferte di Bpi. A iniziare da quando, ai primi di agosto, cercò di convincere il vertice della banca ad abbandonare Antonveneta e a cedere il pacchetto.
E troviamo sempre lui a trattare con Guido Rossi, difensore degli olandesi, per l’armistizio tra Bpi e Abn Amro, con la vendita delle azioni padovane a 26,5 euro. Accordo di massima, secondo quanto risulta a Il Giornale, che venne definito qualche giorno dopo Ferragosto all’isola della Maddalena in Sardegna. Un incontro che doveva avvenire lontano dai riflettori seppur in un momento delicatissimo con intercettazioni sui giornali e il governatore traballante. Per questo venne scelta proprio la villa di Guido Rossi. Iannaccone prese un jet privato a noleggio e raggiunse la Sardegna. E si ritrovarono lì uno di fronte all’altro i due antagonisti, unici commensali di una colazione a base di pesce e crostacei.

Rossi e Iannaccone entrambi delegati dai loro clienti stilavano il progetto per far uscire Bpi dal sogno di Fiorani su Padova, trasformato ormai in incubo quotidiano tra perquisizioni, sequestri di titoli e avvisi di garanzia. L’altro momento decisivo è quello degli impegni nella discontinuità per il bene della banca con l’ultima scelta che dopo aver riguardato gli altri tocca ora se stesso.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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