Bpm Dipendenti-soci al comando anche con l’ok alle 5 deleghe

L’affronto a Bankitalia per aver disatteso a un preciso ordine rimane, ma se anche sabato scorso l’assemblea di Bipiemme avesse accettato di elevare da 3 a 5 le deleghe di voto, i dipendenti-soci avrebbero avuto buone speranze di restare egemoni nella governance dell’istituto, perché ben pochi tra gli «esterni» sfruttano le 3 deleghe oggi disponibili.
A predisporre un’analisi politica dell’assise è stato ieri, numero dei voti e delle deleghe alla mano, il comitato esecutivo di Bpm e con ogni probabilità questo sarà anche il «ragionamento» che il presidente Massimo Ponzellini e il direttore generale Enzo Chiesa sottoporanno mercoledì prossimo alla Vigilanza: tra gli altri nodi da sciogliere con Bankitalia, dopo l’ok all’aumento di capitale, ci sono il rimborso dei Tremonti bond e il dividendo. L’esecutivo di Bpm si è poi soffermato sui dettagli dell’integrazione della Cassa di Alessandria. Centrale dal punto di vista della governance sarà, però, la situazione dopo il maxi aumento di capitale da 1,2 miliardi, che promette di essere molto diluitivo per i dipendenti-soci.

Ma in Bpm stanno anche crescendo i malumori tra i consiglieri e i sindaci, chiamati in causa sulla governance dalla lettera pre-assembleare inviata da Bankitalia. Il momento della verità è il cda di martedì prossimo, anche se l’avvicinarsi della scadenza del mandato sembra sconsigliare ulteriori gesti di rottura.

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