Bpm si difende da Bankitalia ma il titolo cade in Borsa (-4%)

Bipiemme prova ad arginare l’affondo sui conti e la governance sferrato da Bankitalia dopo l’ispezione di marzo: il cda ha articolato la propria linea difensiva in un documento di 50 pagine che, oltre a rispondere ai 21 quesiti posti dalla Vigilanza, contiene alcuni impegni sul fronte della governance, a partire dalla possibilità di aumentare da 3 a 5 le deleghe per il voto in assemblea. Al momento si tratta di una bozza che Bpm conta di inviare agli uffici di Mario Draghi venerdì prossimo, cui dovrebbe scrivere anche il collegio sindacale «coordinando» la propria posizione a quella del board.
Il cda ha quindi confermato, dopo una riunione fiume, la volontà di muoversi lungo il solco tracciato dalla Vigilanza, ma ha assistito allo strappo di Piero Lonardi. Il leader dei soci non dipendenti di Bpm invierà infatti una propria lettera a Bankitalia, come aveva già fatto tre anni fa in occasione della precedente ispezione (ottenendo la cancellazioni della sanzioni), per rimarcare il disaccordo rispetto all’attuale governance del gruppo e l’influenza esercitata dai dipendenti soci tramite l’Associazione degli Amici.
La discussione è stata inoltre resa «impegnativa» dai distinguo e dalle richieste di integrazioni avanzate da alcuni consiglieri, così come sarebbe stato pessimo l’umore del presidente Massimo Ponzellini dopo che in Borsa è salito l’allarme sulla qualità del portafoglio crediti: il titolo ha chiuso con un ribasso del 4,29% a 1,694 euro mentre gli analisti si interrogavano sulla consistenza delle partite problematici e gli eventuali maggiori accantonamenti necessari per coprirle.
La sferzata della Vigilanza era stata durissima sia sulla governance sia sulla salute patrimoniale del gruppo e sulla sua esposizione immobiliare, ma Piazza Meda ha precisato che il bilancio 2010 e il primo trimestre 2011 «riflettono» già le osservazioni poste. Il maxi-aumento di capitale da 1,2 miliardi imposto dalla Vigilanza promette comunque di scardinare gli attuali equilibri interni, diluendo il peso degli «Amici» fino a favorire, nel caso di forte inoptato, l’arrivo di un cavaliere bianco. Il cda avrebbe poi esaminato una «roadmap» per i rapporti sindacali e i criteri per la ripartizione degli utili «non solo a beneficio degli amministratori, ma anche ai dipendenti secondo criteri di meritocrazia».

Affrontata inoltre la semplificazione della struttura con il varo della «banca unica»; i vertici di Bpm propendono però per una soluzione «graduale» fondendo, secondo la filosofia della «banca del territorio», la Cassa di Alessandria nella Legnano e, in prospettiva, la Popolare di Mantova nella capogruppo.

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