Popolare Milano prova a mettere le mani su Banca Monte Parma. Lofferta non vincolante, approvata ieri mattina dal consiglio di amministrazione e subito fatta recapitare a Parma, è però solo lultimo dei «cantieri» aperti dal direttore generale Fiorenzo Dalu per costruire la nuova Bipiemme. In Piazza Meda, infatti, sono alle battute finali anche le trattative per chiudere la scelta del partner bancassicurativo dopo il divorzio da FonSai, e per il riassetto del risparmio gestito. Queste tessere andranno a comporre il mosaico industriale della cooperativa presieduta da Massimo Ponzellini, insieme al presidio online di Webank.
Per acquisire il 51% e quindi la guida operativa di Monte Parma, Bpm è pronta a versare 156 milioni nelle casse della Fondazione Monte Parma che ora la controlla con il 68,7%: lesborso è diviso a metà tra contanti e azioni di nuova emissione. Milano si è poi impegnata a sottoscrivere pro-quota laumento di capitale da cento milioni predisposto dallistituto di Carlo Salvatori per puntellare il bilancio.
La lettera di intenti sarebbe già stata oggetto di discussione al cda di Monte Parma di ieri pomeriggio, ma sarebbe arrivata sul tavolo anche la proposta, di poco inferiore, di Popolare Vicenza.
Bpm andrebbe incontro a un esborso complessivo di 129 milioni. Meno di quanto supposto dal mercato in alcuni report, ma non abbastanza per dissipare la prudenza degli analisti. Sebbene il pagamento in carta permetta di limitare lassorbimento di capitale, i parametri di Bipiemme appaiono infatti «tirati», soprattutto in vista della stretta di Basilea III. Ieri in Borsa il titolo ha ceduto lo 0,9%, chiudendo a un prezzo di 3,48 euro. Il gruppo ha già fatto trapelare che manterrà il Core Tier One sopra la soglia del 7 per cento ma dubbi e perplessità sul progetto sono emersi anche durante i lavori del cda. Tanto che alcuni consiglieri, freddi sulloperazione, avrebbero chiesto a Ponzellini di verificare la possibilità di spuntare una riduzione di prezzo. Il piano è inoltre subordinato alla due diligence, a una revisione del piano industriale e ad altre verifiche sui crediti della banca. Dubbi anche sui conti 2009, chiusi con un rosso di 15 milioni, e sulla previsione che il 2010 sarà ancora in perdita. Monte Parma sarebbe esposta verso il gruppo Mariella Burani, già fallito. Altro aspetto delicato è il peso della Fondazione Monte Parma, Milano punta a redigere un patto parasociale che definisca gli equilibri di governance, gli analisti temono però che la situazione diventi un freno nella ricerca di sinergie da parte di Dalu. Lidea a Milano è di proporre a Parma il modello federale sperimentato a Mantova e a Alessandria: un approccio che preserva i marchi storici, ma consegna ai vertici di Piazza Meda le leve del comando e accentra alcune attività. Lo scambio di azioni proietterebbe poi la Fondazione Monte Parma tra i grandi soci di Milano insieme ai francesi del Crédit Mutuel: agli attuali prezzi di Borsa, la conversioni si tradurrebbe in un pacchetto del 5,1%. Stando ai patti parasociali, inoltre, gli altri azionisti dellistituto emiliano (a partire da Banca Sella e Fondazione di Piacenza) potrebbero esercitare il «diritto di seguito» chiedendo a Bpm di comprare anche le loro quote. Loperazione ha però il vantaggio di non avere sovrapposizioni territoriali: Monte Parma ha 67 agenzie tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia, provincie non presidiate da Bpm. Il passo aiuterebbe inoltre Milano a portarsi a 885 sportelli, avvicinandosi alla quota mille ritenuta necessaria per giocare tra le banche di media dimensione.
Sul fronte, invece, della gara con cui Bpm sceglierà il nuovo partner bancassicurativo, sono rimaste in corsa la svizzera Zurich e le francesi Covea e Cardif. Lintenzione della banca di rafforzarsi nel ramo Danni sembra però dare qualche chance in più al colosso elvetico.
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