Direttore Belpietro. Come entrò nelle Brigate Rosse?
Bellosi Io entrai nelle Brigate Rosse per un discorso assolutamente strano. Nel senso che io avevo cominciato con questo gruppo di Como, che era il mio gruppo con il quale abbiamo attraversato tutti quegli anni e a fronte della sconfitta avevamo deciso che comunque non saremmo andati all'estero ma avremmo dovuto fare una scelta. La scelta era entrare nei nuclei di Sergio Segio, la persona che io stimo di più di tutta la storia della lotta armata, o entrare nelle Brigate Rosse. Purtroppo vinse questa seconda ipotesi.
D. Fu arrestato dopo quanti anni?
B. Fui arrestato dopo un anno di latitanza all'interno delle Brigate Rosse, interamente dedicata a sfamare quaranta latitanti, quindi ad assaltare banche una dietro l'altra.
D. Quante banche ha assaltato?
B. Una quindicina.
D. Aveva molta dimestichezza?
B. Dimestichezza... no, c'era un po' l'abitudine, anche se non era mai facile.
D. Lei rivela che quando fu arrestato nell'82 a Rebibbia ricevette l'ordine di uccidere Toni Negri. Chi le diede questo ordine?
B. Io parlo di una richiesta, non di un ordine anche perché le Brigate Rosse in quel momento erano frammentate in vari gruppi. Comunque mi venne da uno di questi gruppi che aveva determinato l'impazzimento delle persone all'interno del carcere. Impazzimento vuol dire che anche lì con una partecipazione oggettiva della magistratura, delle persone che avevano collaborato con la magistratura venivano mandate nelle carceri speciali. Voglio ricordare un caso, quello di Giorgio Soldati, un militante in Prima Linea che fu mandato a Cuneo perché dopo aver collaborato sotto tortura, si era rifiutato di continuare a collaborare. Quel ragazzo fu ucciso.
D. Fu ucciso da chi?
B. Fu ucciso da alcuni militanti delle Brigate Rosse.
D. Lei, però, non mi ha risposto e non mi ha detto chi le ordinò di uccidere Toni Negri.
B. Nessuno di ordinò, mi fu richiesto di uccidere Toni Negri.
D. Ma chi glielo chiese?
B. Me lo chiesero alcuni militanti del partito guerriglia.
D. E il partito guerriglia da chi era guidato?
B. Il partito guerriglia non si capiva da chi era guidato.
D. Chi erano gli esponenti di questo partito?
B. Il fondatore del partito guerriglia era Senzani ma non so neanche se fosse lui.
D. Era lui, quindi, che guidava all'interno delle carceri questo movimento?
B. No, lui era il capo del partito guerriglia, ma io non so se queste persone che mi hanno chiesto di fare questa azione rispondessero a lui. So che in quel momento c'era un rapporto estremamente aberrante tra il partito guerriglia e la Nuova Camorra di Cutolo che determinò una serie di omicidi all'interno delle carceri.
D. Nel senso che gli uomini di Cutolo provvedevano ad assassinare le persone?
B. Ma gli uomini di Cutolo hanno assassinato delle persone. Uno tra tutti Francis Turatello.
D. Le Br usavano gli uomini di Cutolo per uccidere quelli che si pentivano?
B. No, ci fu un'alleanza insana all'interno delle carceri di cui, salvo in un libro uscito l'anno scorso, si è mai parlato. Ci fu un'alleanza insana tra una parte delle Brigate Rosse e la Nuova Camorra.
D. A parte l'omicidio di Soldati, lei ricorda di altri militanti delle Brigate Rosse o di uomini che si erano pentiti del movimento che vennero uccisi tramite questo accordo?
B. Vennero uccisi da altri militanti delle Brigate Rosse, ma l'accordo era che...
D. Ma anche da uomini della camorra?
B. No, perché ognuno provvedeva ai suoi. Il discorso era: un regime di terrore all'interno del carcere governato da questi due poli.
D. Però, molto probabilmente, gli irriducibili sarebbero stati molti meno secondo lei?
B. Io ero un irriducibile. Devo dire che ho sciolto il mio sodalizio con le Brigate Rosse proprio dopo quella richiesta, non perché quella richiesta abbia determinato questa scelta, ma perché è stata la cosiddetta ciliegina sulla torta. Nel senso che ero già... però in quel momento ero irriducibile, o ti pentivi e io non volevo fare né una cosa né l'altra.
D. Cosa pensa di Toni Negri oggi?
B. Io penso che Toni Negri sia la persona più intelligente e geniale espressa dalla sinistra in Italia. Che solo in Italia non venga riconosciuta questa sua genialità.
D. Nel gennaio del '70 lei aveva fatto espatriare anche un altro uomo del movimento terroristico, l'editore Giangiacomo Feltrinelli.
B. Sì.
D. Che rapporto aveva con lui?
B. Io con Giangiacomo Feltrinelli avevo il rapporto che può avere un militante nei confronti di un comandante. Direi anche per alcuni aspetti, sul piano umano, di un fratello minore nei confronti di un fratello maggiore. Una persona che stimavo molto.
D. Quando Giangiacomo Feltrinelli morì nell'incidente a Segrate, mentre stava cercando di far esplodere un traliccio, si disse che c'erano due persone con lui. Lei era una di quelle?
B. No, io non ero una di queste, anche se c'è stata una forte voce che io fossi una di queste, tanto è vero che, quando venni arrestato, mi furono guardate le gambe per vedere se avevo una cicatrice.
D. Quanti segreti nasconde lei sulla vita del movimento terroristico?
B. Io non credo di nascondere segreti, non ho mai voluto dire le cose sul piano giudiziario perché dire le cose sul piano giudiziario vuol dire coinvolgere altre persone.
D. Quando parlerà, quando racconterà?
B. Io ho parlato, nel senso che ho raccontato. Ho raccontato una storia e in questa storia ho raccontato quello che si poteva raccontare. Se mai si potrà raccontare, si potrà raccontare quando non peserà nessun vincolo giudiziario su nessuno.
D.
B. Pentito no. Nel senso che in quegli anni ho fatto le scelte che, tornando indietro, avrei rifatto. L'unica cosa che non rifarei è entrare nelle Brigate Rosse.
D. Ma entrare in un altro movimento.
B. Certo.
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