«Braccialetto elettronico ai violenti»

da Roma

«I tifosi del Napoli, che domenica hanno compiuto violenze inaccettabili, meritano la massima condanna possibile. Non solo morale, ma anche penale: per un anno o due non vadano più allo stadio. Metterei a tutti il braccialetto elettronico e, per la legge del contrappasso, li obbligherei a fare lavori socialmente utili proprio mentre si giocano le partite». Clemente Mastella, ex ministro della Giustizia, il tifo per la squadra azzurra ce l’ha nel sangue. Nel Napoli ha giocato negli anni ’90 anche un suo nipote, Carmelo Imbriani e del game boy, come lo chiamavano, era procuratore proprio suo figlio Pellegrino.

Perché tanta violenza nella prima giornata di campionato?

«Colpa della deprecabile idolatria per il calcio, per il tifo in nome del quale tutto è permesso, anche espropriare i diritti di altri cittadini, come quelli che erano sul treno sequestrato dagli ultrà».

Nell’ultima stagione calcistica quella del Napoli è stata la tifoseria più punita, con 9 trasferte vietate, la metà del totale. E, proprio quando viene restituita la fiducia, ecco che cosa succede. I tifosi napoletani sono davvero i peggiori?

«Quella fiducia il gruppo di tifosi responsabile di fatti assolutamente condannabili non l’ha meritata. Loro vanno identificati e duramente colpiti, ma non bisogna generalizzare. Non si può dire che siamo i peggiori. Io sono tifoso del Napoli, come tante altre persone per bene, e mi sento tra i primi danneggiati. Sono davvero incavolato: non c’è nulla di sportivo in tutto questo».

Si parla di impedire di nuovo le trasferte ai tifosi partenopei.

«Fenomeni di questo genere vanno subito combattuti con molta determinazione, però starei attento a non colpire indiscriminatamente. Più che sospendere le trasferte bisognerebbe riuscire a controllare i tifosi dalla partenza fino allo stadio».

Questa volta chi ha sbagliato?

«Non posso dirlo io, non conosco bene i fatti. Certo, bisogna tener conto che alcune partite, come questa Roma-Napoli, sono molto a rischio».

C’è chi dice che si deve tornare ai treni speciali per le tifoserie.

«Può essere un atto preventivo per evitare degenerazioni. Tutto ciò che serve per dare maggiori garanzie di sicurezza ben venga».

Per lei è giusto che paghino anche le società, in casi di violenze e danni per centinaia di migliaia di euro?

«Solo se esiste una responsabilità soggettiva, se sono le società a pagare i biglietti ai tifosi e ad organizzare loro le trasferte, altrimenti...».

Che c’è dietro a tanta rabbia che si sfoga nel calcio?

«In tutte le tifoserie, purtroppo, si scatenano forti antagonismi. Ma la passione calcistica non deve superare certi limiti. Bisogna essere più sportivi e meno tifosi. E i mezzi repressivi, dopo fatti negativi, devono anche educare a tutelare il buon nome della propria città e del calcio».



Che appello vuole fare ai tifosi del Napoli?

«Se vogliono bene alla nostra squadra evitino in futuro fatti del genere. Che sia l’ultima volta. Proprio nel momento in cui il Napoli vive una stagione nuova, si parli di calcio giocato e non di incidenti, danni e violenze».

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