
È stato il giorno dell'incidente probatorio: e cioè della sfida a colpi di consulenze genetiche e dattiloscopiche, di analisi su reperti un tempo ritenuti inutilizzabili e che oggi andranno riletti con una nuova luce. Si potrà "riscrivere" l'indagine su Garlasco? Se la procura di Pavia, con i carabinieri del nucleo investigativo di Milano, pensa di si, da altre parti c'è tanto scetticismo. I lavori andranno avanti per mesi, allo scopo di scrivere un nuovo capitolo giudiziario sull'omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007. Intanto un punto fermo è stato messo dopo la visione dei reperti: secondo l’Adnkronos su più della metà delle 30 impronte repertate su fogli di acetato, un materiale più economico ma che sostanzialmente ricalca una fascetta para-adesiva, analizzate da periti e consulenti nell'incidente probatorio sull'omicidio di Chiara Poggi non c'è sangue. Non c'è sangue nemmeno sulla ormai famosa traccia numero 10, ritrovata sulla porta di ingresso della villetta di via Pascoli. Impronta che comunque è stata già confrontata con Sempio, Stasi e alcuni familiari e amici della famiglia Poggi. Questo dato smentisce per il momento l'ipotesi degli inquirenti pavesi che il killer abbia lasciato la casa senza lavarsi le mani. Tra gli elementi a carico di Stasi, va ricordato, ci sono anche due impronte sul dispenser del sapone del bagno: segno appunto che dopo avere ucciso brutalmente la fidanzata, si lavó le mani nel lavandino.
È andato perduto anche l'intonaco su cui è stata ritrovata l'impronta papillare 33 attribuita a Sempio: per il momento vi è solo una fotografia della traccia, di colore rossastro non per la presenza di tracce ematiche, ma perché vi è stata applicata la ninidrina (un reagente usato dal Ris durante le analisi). Anche su questo punto le indagini non riusciranno quasi certamente ad andare oltre all'attribuzione, in quindici punti di contatto, all'amico di famiglia Andrea Sempio. Che va qui ricordato, frequentava tutta la casa dei Poggi (compresa la cantina e la scala, sulla cui parete è stata ritrovata) e non è mai stato smentito da nessuno dei familiari della vittima.
Sulle impronte 10 e 33 (senza sangue) i consulenti della difesa speravano di recuperare almeno il dna di qualcuno che potrebbe avere "toccato" la vittima, in data imprecisata: ma anche qui, al di là del fatto che non vi sono nel caso della 33 più gli originali (il muro, è stato detto sopra, non si trova) tra i reperti, anche recuperando l'estratto del dna, questo non sarebbe databile. E da più parti è stato ribadito che esiste un pericolo di contaminazione tra le impronte che sarebbe avvenuto proprio durante le analisi fatte subito dopo il delitto, cioè nel 2007.
“Iniziamo le operazioni peritali. Oggi valuteremo la catena di custodia e credo apriremo i reperti e stabiliremo un calendario di analisi. C’è ottimismo, insomma. Credo che i reperti siano stati conservati come dovevano essere conservati”, le parole dell’avvocato Giada Bocellari, legale di Alberto Stasi, al suo arrivo in questura a Milano. L’attenzione si concentra in particolare su alcuni reperti mai analizzati prima, tra cui la spazzatura repertata nella villetta del delitto. “Diciamo che se facciamo le analisi è perché ci aspettiamo qualcosa, poi che ci sia effettivamente qualcosa questo è un altro discorso. Chiaramente lo vedremo, sono passati anche 18 anni, quindi va bene”, ha concluso Bocellari.
All'ingresso ha parlato anche l'avvocato dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni: "Affronteremo con serietà e responsabilità gli accertamenti che vengono fatti davanti a un perito, quindi un soggetto per definizione terzo. Ci aspettiamo che riescano dei dati importanti che però dovranno essere messi a raffronto con quello emerso nei processi a carico di Stasi”. Tizzoni ha espresso cautela su Sempio: “Mi sorprende molto leggere che siano già elementi a carico di Sempio, mi chiedo come possa avvenire ciò visto che è ancora tutta un’attività da esplorare, quindi aspettiamo, vedremo e poi valuteremo”. Riguardo ai rifiuti della villetta della vittima ha precisato: “Dalla spazzatura potrà emergere semplicemente se una persona ha toccato quegli oggetti, poi andrà contestualizzata, identificato ovviamente prima e valutato se potrà avere un’attinenza con una scena del crimine che a mio avviso non ha ma che poi vedremo”.
Si ritrovano qui i periti nominati dalla gip Daniela Garlaschelli (quindi super partes): si tratta di Denise Albani, trentacinquenne commissaria e capo tecnico biologa, specializzata in Genetica forense, e Domenico Marchigiani, perito dattiloscopico della polizia di Stato. Albani e Marchigiani coordineranno il lavoro dei consulenti delle parti: gli esperti incaricati dalla procura di Pavia, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, quello della difesa di Sempio, Luciano Garofano, generale dei carabinieri in pensione e che fu il comandante dei Ris di Parma. Per la famiglia Poggi ci saranno il genetista Marzio Capra, che firmò la relazione del Ris nel 2007, Dario Radaelli, esperto in balistica forense; per Stasi, condannato in via definitiva per l'omicidio, l'esperto in genetica forense Ugo Ricci (la suarelazione, firmata anche da Luz Roewer ha convinto la procura ad aprire un nuovo fascicolo) e il chimico Oscar Ghizzoni.
Su ogni punto del caso si annuncia battaglia tra i periti e soprattutto tra i legali: al lavoro su fronti opposti, gli avvocati di Sempio, Massimo Lovati e Angela Taccia, Antonio De Rensis e Giada Bocellari per Stasi, Gian Maria Tizzoni per la famiglia Poggi.
A rappresentare la pubblica accusa, la procura di Pavia di Fabio Napoleone, con i pm Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, che coordina l'indagine del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, guidati da Antonio Coppola e Fabio Rufino.