Matteo Failla
Prosegue la diciannovesima edizione del Festival di MilanOltre «Migrazioni: di paese in paese, di corpo in corpo», che dallo scorso 20 settembre (fino al 16 ottobre) porta a Milano artisti provenienti da paesi europei (Paesi Bassi e Gran Bretagna) ed extraeuropei (Canada ed Egitto), che raccontano attraverso incontri, spettacoli di danza, teatrali e musicali - ai teatri dellElfo, Leonardo, Litta e alla Rotonda della Besana - una migrazione di uomini e di idee tra differenti culture ed esperienze.
In scena fino al prossimo 6 ottobre sarà protagonista una grande artista, Marie Brassard, attrice e drammaturga canadese che porterà sul palco del Teatro dellElfo il suo spettacolo Jimmy, presentato a Montreal nel 2001 e finalmente in Italia.
Marie Brassard è nota a livello internazionale per la sua pluriennale esperienza teatrale accanto a Robert Lepage, ma questa volta con Jimmy si presenta al pubblico italiano in un monologo che non si nutre della collettività degli eventi, quanto piuttosto ne prende per un attimo le distanze, proponendo uno spettacolo che non vuole altri attori protagonisti sul palco oltre alla sua figura, ma in realtà ne immette uno dal grande impatto emotivo: la musica e le differenti tecniche del suono.
Portando in scena un viaggio onirico - in parte derivante da alcuni suoi sogni appuntati su un taccuino non appena sveglia - la Brassard punta sulla propria figura per indurre lo spettatore alla riflessione sulla figura dellattore e sul suo corpo indefinibile. Già, perché la Brassard-Jimmy in questo spettacolo non ha sesso, è un po uomo e un po donna, e a volte tutti e due assieme. Non solo, Jimmy non ha nemmeno età, o meglio, è nato a trentatre anni nel 1950. Suo padre è un generale americano che ha conosciuto durante un sogno; ma nello stesso momento in cui il padre compariva nei suoi sogni, un forte desiderio per un tale di nome Michel faceva anchesso capolino.
Parrucchiere omosessuale, innamorato perennemente in cerca del bacio che non ha ancora avuto, Jimmy è una creatura figlia del sogno, vive in una dimensione dove gli esseri più bizzarri possono esistere. Ed è anchegli un personaggio bizzarro e indefinibile, frutto dellimmaginazione di Brassard: non nasce solo da quegli appunti sui sogni notturni, quanto piuttosto da un lungo lavoro di improvvisazione, puntualmente registrato e sul quale basarsi per ricostruire il testo.
E questo tipo di «viaggio artistico» non può che essere fonte di gioia per unattrice, perché può condurla in quellangolo di mondo al quale spesso ciascun «poeta del teatro» tende: lì dove risiede la propria personalità artistica
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