RomaSilvio Berlusconi moltiplica gli sforzi per il rush finale e, secondo tradizione, si spende in prima persona, mettendo in piedi un infinito giovedì di campagna elettorale. Un autentico bombardamento mediatico, un diluvio di dichiarazioni, interviste, messaggi, audiomessaggi concentrati in pochissime ore e senza soluzione di continuità. Uno sprint comunicativo con interventi a Radio Radio, Radio Kiss Kiss Napoli, Cnr Media, Gr1, Radio Lombardia. E ancora, Tg1 e Studio Aperto, telefonate a Terracina, Torino e Siena, il videomessaggio su «Forza Silvio» e lintervento sul sito del Pdl.
Lattenzione di tutti è concentrata sulle polemiche milanesi, sulle accuse scagliate da Letizia Moratti che hanno acceso i riflettori sul passato e le frequentazioni non proprio da circolo della caccia di Giuliano Pisapia. Un affondo sul quale, secondo alcune ricostruzioni, si sarebbero appuntate le perplessità dello stesso premier. Il giorno dopo, però, Berlusconi non fa sconti ai benpensanti e ai garantisti a senso unico, e invita tutti ad allargare lo sguardo anche al trattamento giudiziario che è stato riservato alla sua persona. «Ogni tanto è giusto che anche Letizia tiri fuori le unghie. In campagna elettorale si possono capire tanti comportamenti che non saranno poi quelli di quando si dovrà governare insieme. Comunque non vedo come la sinistra possa scandalizzarsi perché la Moratti ha ricordato una condanna di primo grado quando loro hanno impostato tutta la loro campagna sulle violenze verbali trasformandola quasi in una guerra civile». Non dimentichiamo che «io stesso sono stato attaccato dalla Procura di Milano con 30 processi, 24 dei quali finiti con mia assoluzione o archiviazione. Quindi ci sono state almeno 24 accuse che i magistrati hanno ritenuto infondate. Si pensi al fango che mi hanno tirato addosso. Nel 94 addirittura unaccusa portò alla caduta del governo scelto dagli italiani». Comunque non per questo il premier concede il suo avallo a scorrettezze e colpi bassi. Quando gli viene chiesto se nella competizione elettorale valga tutto, come in guerra e in amore, la risposta è secca. «Per noi no. Per questo, infatti, apprezzando lappello di Napolitano dico che non era indirizzato a noi». In ogni caso Berlusconi si concede una promessa solenne, legata a doppio filo al suo futuro politico. «Ho giurato che non abbandonerò la scena politica finché non avrò assicurato una riforma che conceda ai cittadini di poter avere un giusto processo e una giustizia giusta».
La transizione da difesa ad attacco si completa quando lo stesso Berlusconi torna al cuore della denuncia morattiana, ovvero la vicinanza e la contiguità del candidato Pisapia con un mondo ben lontano dalla tradizione liberale della borghesia meneghina. «I milanesi sono persone concrete e pragmatiche e sanno a che rischi andrebbero incontro consegnando la città alla sinistra. Pisapia è persona dal passato estremista. Fino a qualche anno fa - ricorda il premier - Pisapia è stato in Rifondazione ed è paradossale che qualcuno voglia ancora rifondare lideologia piu criminale e disumana della storia delluomo che è il comunismo. Pisapia ha come alleati tutti quelli dellestrema sinistra e dei centri sociali, covo di violenti e facinorosi». «Il sorriso dolce del candidato sui cartelloni - conclude - non ha certamente ingannato i milanesi che sanno guardare nella storia delle persone. Sono assolutamente convinto che vinceremo al primo turno».
Non cè, però, solo Milano nella testa del premier. Innanzitutto Berlusconi smentisce di voler tentare la scalata del Colle. «Non penso affatto di andare al Quirinale. Penso soltanto a continuare a governare». Fissa un obiettivo chiaro per le elezioni: «Sarebbe un successo strappare una o due grandi città al centrosinistra. Napoli? Non penso che i napoletani mi saranno irriconoscenti». Manifesta la convinzione di poter contare «su unalleanza ormai solidissima con Bossi, cementata da un affetto fraterno». Ma soprattutto invita tutti a dire «no alla peggiore sinistra in Europa».
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