Londra - Quando si dice «i soldi non sono tutto». Come in una moderna rivisitazione di Davide e Golia, in Scozia il miliardario Donald Trump rischia di essere messo al tappeto da un semplice contadino-pescatore. La storia è iniziata circa un anno fa, ma nei giorni scorsi ha avuto inizio l'inchiesta pubblica che ne è derivata. Tutto è cominciato nel 2007 quando il multimilionario americano ha annunciato di voler realizzare «il più grande campo da golf del mondo» vicino alla cittadina scozzese di Aberdeen, lungo un tratto di costa dalla vista mozzafiato.
Per presentare il progetto in tutta la sua magnificenza mister Trump aveva ricordato con enfasi le sue origini scozzesi da parte di madre - la signora Mary MacLeod morta alla veneranda età di 88 anni, nata nell'isola di Lewis ed emigrata a New York dove aveva incontrato il padre di Donald - sottolineando con forza l'impatto positivo che il megaresort avrebbe avuto per la popolazione dell'area. Agli scozzesi all'inizio la prospettiva di quei due milioni di dollari in arrivo con un incremento di circa seimila posti di lavoro non era affatto dispiaciuto. Certo, forse il progetto assomigliava troppo a quel megalomane di Trump, con i suoi 950 appartamenti da vacanza, le 36 ville di lusso con campo da golf annesso, i 500 residence privati e un albergo di 450 stanze già soprannominato «The Trump Castle», ma in fondo si poteva soprassedere se questo era il prezzo per il rilancio economico.
Poi però sulla scena aveva fatto il suo ingresso il signor Mike Forbes la cui proprietà si trova, disgraziatamente, nel bel mezzo del futuro campo da golf sognato da Trump. All'inizio al miliardario la cosa non era sembrata un problema: i suoi rappresentanti avevano subito offerto al pescatore una somma favolosa per toglierselo di torno, lui con la sua ridicola fattoria e i trattori arrugginiti fuori dalla porta. Ma Forbes non aveva accettato anzi, poco tempo dopo aveva accusato Trump di averlo ripetutamente minacciato nel tentativo di farsi vendere il terreno. E quest'atteggiamento era bastato a far rivoltare in un batter d'occhio l'opinione pubblica scozzese contro Donald. I tanti talenti dell'uomo che ancora oggi incarna il sogno americano, per la Scozia misurata ed orgogliosa di Braveheart sono solo la grancassa di un carattere prepotente ed arrogante. «Non venderò mai al signor Trump» aveva dichiarato Forbes e un anno dopo la battaglia tra il gigante e l'uomo della strada era diventata una questione politica talmente scottante che il Primo Ministro Alex Salmond è stato costretto ad aprire un'inchiesta pubblica. La prima udienza ha avuto luogo nei giorni scorsi e il fatto che mister Trump si sia presentato di persona, arrivando col suo jet personale, non ha avuto l'effetto sperato dal miliardario. Le sue tante limousine e le valigie personalizzate non hanno impressionato favorevolmente il pubblico e ora Trump rischia di avere la peggio in un duello che aveva già dato per vinto. «Forse la fama e tutti i media qui sono uno svantaggio per me» ha dovuto ammettere abbacchiato dopo la prima udienza.
A poco sembra essere servito perfino l'intervento della sorella Maryanne, scesa in campo a sua difesa per sottolineare quanto la loro madre sarebbe stata fiera del progetto del figlio.
L'inchiesta dovrebbe durare circa tre settimane e il risultato è incerto. Vedremo per gli scozzesi che cosa si rivelerà alla fine più forte: il desiderio di mettere le mani sui dollari di Trump o quello di rispedirlo a casa con tutta la sua spocchia e il suo carrozzone da circo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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