Bravo Zarate. Ma ogni tanto passala...

Mica per andare controcorrente a tutti i costi. Perché in fondo ci siamo presentati a Milano con una formazione piuttosto rimaneggiata e perché è vero che il primo tempo ce la siamo giocata e siamo caduti solo nella ripresa davanti a un Ibrahimovic irresistibile. Tutto vero. Però, a essere onesti, diventa sempre più fastidioso stare lì a vedere le discese e i dribbling di Zarate che a passare la palla non ci pensa proprio. Nessuna ingratitudine, ci mancherebbe. Che quest’anno i gol di Maurito sono stati splendidi e decisivi in tante occasioni. Però a questo fenomeno va dato un limite, perché quattro, forse cinque volte s’è trovato tra i piedi ottimi assist per Rocchi e non li ha sfruttati. Tutti sullo 0-0, tutte palle che potevano essere capitalizzate. E questa storia sta andando un po’ troppo oltre il lecito, perché un campione si vede dai colpi di genio e dai gol - e quelli di Zarate sono spesso spettacolari - ma pure dall’intelligenza nel giocare palla. Basta riguardare l’assist di Ibra a Muntari per capire che al suo posto Maurito quella palla non l’avrebbe mai data. E non è solo nell’interesse della Lazio ma anche di se stesso che Zarate dovrebbe imparare a guardarsi intorno e fare un po’ - dico solo un po’ - gioco di squadra.

Altrimenti rischiamo che in finale di coppa Italia succeda quello che è accaduto sul finire di Inter-Lazio. Quando Rocchi - da sempre prodigo di assist - ha servito pan per focaccia facendo finta di non vedere Zarate e ha buttato via la palla in un tiro velleitario. Difficile davvero biasimarlo.

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