da Milano
Brembo batte Fiat 43 a 30 (euro). La prima fabbrica freni, la seconda automobili. La Fiat è presieduta dal presidente di Confidustria, Luca Cordero di Montezemolo, la seconda dal suo vicepresidente, Alberto Bombassei. Entrambe sono aziende metalmeccaniche che si stanno misurando con un contratto collettivo ancora difficile a chiudersi. Lo sciopero di ieri, secondo i sindacati, ha ottenuto l80% delle adesioni.
Brembo ha deciso di seguire lesempio (di mercoledì scorso) della Fiat e ha annunciato che con lo stipendio di ottobre, oggi dunque, inserirà nelle 2.800 buste paga 43 euro lordi in più a titolo di anticipo sul futuro contratto; la Fiat ne aveva deliberati 30. La decisione punta esplicitamente a ridurre i disagi per i dipendenti in attesa del rinnovo del contratto scaduto il 30 giugno.
Il gesto ha un impatto economico che non può che essere apprezzato dai singoli percettori: un sindacalista della Uilm, a proposito dellaumento unilaterale della Fiat, la settimana scorsa aveva detto con un certo buon senso: «Non si dice mai di no ai soldi». Anche se poi aveva preso le distanze aggiungendo: «Ma i lavoratori la potrebbero interpretare come una presa in giro».
E ha anche un sicuro impatto politico. Da un lato la decisione dà una risposta concreta alle osservazioni del governatore della Banca dItalia, Mario Draghi, secondo il quale i salari italiani sono troppo bassi; dallaltro spiazza, nuovamente, il sindacato, che si trova nella difficile condizione di dover contrastare un gesto che alla base è materialmente gradito. Ma è lecito che unazienda si trattenga dal compiere un atto gradito ai propri lavoratori solo perchè le organizzazioni sindacali lo osteggiano?
Ha detto ieri Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom: «È scattata unoperazione abbastanza sciocca perché puntare a dividere i lavoratori mi pare una cosa ridicola. Dopo di che noi dobbiamo accelerare». «Sarà un conflitto pesante - ha osservato - e Federmeccanica si assumerà le proprie responsabilità se tenterà di dare un colpo ai metalmeccanici. Riprendiamo il confronto il 9 e il nostro segnale è che il tempo è scaduto».
Da parte sua Bombassei, che ieri sera è stato ospite a Ballarò, aveva già espresso chiaramente il proprio pensiero da Tokio la settimana scorsa: un gesto «coerente con le logiche che da almeno tre anni stiamo sostenendo sulla necessità di spostare sempre più verso la sede aziendale il baricentro della contrattazione». «Una scelta di attenzione per i lavoratori che, nellattuale situazione di difficoltà, non possono subire gli effetti di negoziati che si protraggono nel tempo».
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