nostro inviato a Budapest
Mentre prosegue l’imbarazzante e ormai ridicolo carteggio tra Ron Dennis, Luigi Macaluso e anche la Ferrari, sornione come sempre, Flavio Briatore convoca la stampa italiana per annunciare la sua discesa in campo nell’arroventata spy story a trecento all’ora. Giusto per liquidare, però, l’ormai stucchevole scambio di missive, basti sapere che, ieri, il capo McLaren ha scritto al membro italiano presso il consiglio Fia che «non è vero che la Ferrari non ha avuto modo di difendersi, solo non è contenta del verdetto»; basti sapere che Macaluso gli ha risposto; basti sapere che da Maranello hanno scritto «che le accuse della McLaren sull’irregolarità della loro vittoria in Australia sono gravi e false». Amen.
Passiamo alla discesa in campo di Briatore. Il gran capo Renault ha molto da dire. Innanzitutto conferma punto per punto le anticipazioni del «Giornale»: ovvero, la presenza di suoi uomini durante il controverso Consiglio mondiale di Parigi «sì, c’era uno dei nostri, perché sono troppe le analogie tra la nostra vicenda e quella della Ferrari... perché la McLaren ha fatto ora reclamo contro la Ferrari così come lo fece contro di noi l’anno scorso sul mass damper». Dunque, ammettiamolo: è ufficialmente nata la strana alleanza Briatore-Montezemolo.
Come poteva Stepney ottenere tutte quelle informazioni?
«Lui era l’uomo di fiducia di Ross Brawn, a uno così è normale dare informazioni».
Stepney era stato silurato in autunno.
«A quel punto non era più da tenere in azienda».
Quindi colpevole la McLaren, ma responsabile anche la Ferrari?
«Certo».
Prima la spy story con la Toyota, poi quella con la McLaren: Maranello gruviera?
«Un ladro quando decide di rubare sceglie le banche meno sicure».
Qualcuno le ha mai offerto dati altrui?
«Certi tecnici aerodinamici... In quei casi rimandi tutto al mittente e avvisi il boss dell’altro team. Perché non è corretto e ti esponi ai ricatti».
Todt si è sentito tradito perché Dennis gli aveva proposto un patto per non denunciarsi a vicenda... e intanto lo spiava.
«Quel patto era come dire: copriamoci a vicenda se facciamo i birichini... Non va bene».
Ci sono delle analogie tra la sua vicenda, quella di un anno fa sul mass damper e questa della Ferrari?
«Sì, perché come quella sul fondo Ferrari dopo la spiata di Stepney, anche la protesta sul mass damper è arrivata dalla McLaren. Noi lo avevamo dal 2005 e la Fia ne era a conoscenza».
Quindi la soffiata al team inglese è arrivata dalla Fia?
«Non lo so, dico solo che noi, allora, fummo costretti ad abbandonare lo sviluppo della macchina del 2007 per cercare di vincere il titolo dato che senza mass damper avevamo perso il nostro vantaggio tecnico. Poi, con il ritiro della Michelin, siamo passati tutti alle gomme Bridgestone. Prevedevo che, a inizio anno, anche la McLaren come noi avrebbe dovuto trovarsi nella nostra situazione: invece volava. Pensai: che culo. Hanno subito azzeccato la giusta distribuzione dei pesi. Ora penso che se avessi avuto anche io quelle fotocopie, se avessi disposto dei dati sulla distribuzione dei pesi della Rossa, sull’ampiezza dei serbatoi, adesso non sarei così indietro».
Dunque, si sente anche lei parte lesa? La classifica è frutto di una condotta sleale.
«Certo. Per questo abbiamo mandato un nostro rappresentante al consiglio di Parigi. E ci sarà anche in corte d’appello. La McLaren in questo caso ha avuto dei vantaggi tecnici che a noi sono mancati, a noi come ad altri. Per questo va punita... Fin qui ero rimasto fuori, poi leggo che Dennis continua a professarsi “immacolato”: non lo accetto».
Quale punizione si merita la McLaren?
«Se prendi la proprietà intellettuale altrui come in questo caso, è prevista anche l’esclusione dal mondiale».
La McLaren volava già d’inverno. Vien da pensare che avesse già certe informazioni prima del Gp d’Australia.
«Sì».
Stepney e Coughlan potranno avere un futuro in F1?
«No, vanno puniti in modo esemplare. Non deve passare l’idea che sia giusto. Trovo indecente quanto hanno fatto. E trovo poi gravissimo che Coughlan non sia ancora stato licenziato dalla McLaren».
La corte d’appello riaprirà il caso.
«E vediamo che prove porterà la Ferrari... dovrebbe averne di più».
Dennis, nella sua difesa sostiene però che un delatore che segnala una illegalità del proprio team vada tutelato.
«L’anno scorso in Malesia volevamo tutti protestare contro la Ferrari per via dell’alettone anteriore flessibile. Li ho bloccati io. Sono andato da Ross Brawn e gli ho detto: noi non ti accusiamo ma la prossima gara togliete tutto. Non servono le spie».
La Honda con i due serbatoi nel 2005?
«Lo scoprimmo noi assumendo due loro tecnici: perché mi ero rotto le scatole di non sapere mai quando cavolo si fermavano per far benzina».
Dunque, o vi controllate a vicenda come poliziotti o si dà spazio alle spie. Non c’è altro modo in F1?
«Basterebbe imporre delle regole chiare che non lascino spazio alle interpretazioni. Non possiamo fare gli sceriffi di noi stessi e controllarci a vicenda.
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