da Bologna
Hanno dato alle fiamme registri di classe e scrivanie, hanno forzato porte e filmato tutto con i loro telefonini. E si sono traditi da soli perché quando i carabinieri sono intervenuti, hanno subito trovato la prova della loro colpevolezza.
Tre ragazzini, due di 16 e uno di 14 anni, sono i protagonisti del raid vandalico e incendiario messo a segno la sera di domenica nella scuola media inferiore Corrado Govoni di Copparo, grosso centro agricolo del Ferrarese. I tre vandali sono stati sorpresi ancora dentro la scuola, nascosti nei bagni. I carabinieri erano stati chiamati dopo che qualcuno aveva notato dei bagliori all'interno dell'edificio scolastico. Sono stati denunciati per danneggiamento aggravato alla Procura dei minori di Bologna.
I tre ragazzi, tra cui soltanto il 14enne, bocciato in prima media, frequenta la scuola obiettivo del raid, sono entrati da una porta finestra dalle scale antincendio, poste sul retro. Poi sono andati al piano terra dove ci sono le aule di insegnanti e bidelli e hanno bruciato i registri di classe. Quindi hanno preso le chiavi di tre classi (la 2ª e la 3ª A e la 3ª D) e con un accendino hanno iniziato a dar fuoco a tutto: banchi, scrivanie, materiale didattico. Poi hanno chiuso a chiave e se ne sono andati nelle altre due classi per continuare il raid.
Nonostante tutto, al mattino il 14enne si è presentato normalmente a scuola: «Lho torchiato per un'ora - racconta la preside Ornella Busatti -, ma nemmeno lui ha saputo spiegare perché l'ha fatto. Addirittura ha sostenuto che si è unito agli altri due per difendere la sua scuola. Ora l'unica cosa che lo preoccupa è di essere bocciato un'altra volta».
La scuola ha già deciso per lui una sospensione di 15 giorni e sarà inserito in un progetto di lavoro socialmente utile affiancato da un assistente sociale.
«È un ragazzo un po' vivace e sbruffone - spiega ancora la preside - che sta affrontando la separazione dei suoi alla quale si oppone».
Papà e mamma dei tre vandali, avvertiti dai carabinieri, sono caduti dalle nuvole: difendevano i loro ragazzi. Poi, quando sono stati mostrati loro i filmati dei telefonini, i visi nascosti da sciarpe e cappellini, le risate nei bagni dopo il raid, si sono arresi. A loro toccherà risarcire la scuola: «Non abbiamo quantificato i danni - dice ancora Busatti - ma poteva anche andarci peggio».
La scuola, però, è sotto choc: «Abbiamo fatto tante cose belle qui - conclude - e ora saremo famosi per questo». Scoraggiata ma non sconfitta, la preside dedica un pensiero ai suoi 320 studenti, ma non solo: «Non è quello il modo di mostrarsi grandi. La scuola è la casa dei ragazzi e bisogna rispettarla».
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