Bruciato in auto nessuno s’indigna: è un italiano

da Torino

Hanno dato fuoco ad un uomo, un italiano, dopo una banale lite. Ma nessuno ha fatto polemiche, evidentemente non c’era la polemica del razzismo da cavalcare.
Ma c’è la droga tra le ipotesi su cui stanno lavorando gli agenti della squadra mobile di Torino per capire chi l’altra sera ha lanciato liquido infiammabile, dopo un litigio, contro Emanuele Manieri, 35 anni, che era all’interno della propria auto, una Fiat Panda. È ancora ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Cto di Torino. Ha il 40% del corpo ricoperto da ustioni di secondo e terzo grado. L’episodio è accaduto in via Brenta, alla periferia nord, nei pressi del parco Sempione. Una zona diventata un nuovo ritrovo di tossicodipendenti dopo che le forze dell’ordine hanno fatto ripetute operazioni nel vicino Tossic Park, lungo la Stura, che era salita alla ribalta per essere una zona dello spaccio. Manieri, con un passato da tossicodipendente, potrebbe essere stato vittima di una vendetta. Così come gli investigatori non sottovalutano che il gesto possa essere legato a una motivazione più banale: un litigio con ragazzi di quartiere magari per un diverbio di carattere automobilistico. Poco prima di essere aggredito, Manieri aveva appena salutato un amico d’infanzia, Nunzio, con cui si era incontrato. Con alcuni ragazzi c’era anche stato poco prima un litigio, ma poi tutto sembrava risolto. Mentre Nunzio, di spalle, si stava allontanando, all’improvviso ha sentito un battibecco e poi l’amico urlare. Si è girato ed ha visto la vettura di Manieri che bruciava.

«Le fiamme lo avevano completamente avvolto, era una torcia umana» ha raccontato Nunzio agli investigatori. «È uscito da solo dall’auto e poi si è gettato in una vicina fontanella per spegnere le fiamme. È stata una scena terribile».

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