Roma - Settembre è alle porte, ministro Renato Brunetta. E con la ripresa dell’attività arriva, dopo la caccia ai fannulloni, anche la «fase due» della rivoluzione nella Pubblica amministrazione. Ce ne parla?
«Con piacere. Ma prima vogliamo fare una rapida analisi costi-benefici della fase uno? Chi guadagna e chi perde dall’operazione anti-fannulloni»?
Chi ci guadagna?
«Ci guadagnano sessanta milioni di italiani, il sistema delle imprese, chiunque abbia a che fare con la Pubblica amministrazione; ci guadagna l’economia, con mezzo punto di Pil in più; ci guadagnano gli stessi dipendenti pubblici, con un miglioramento di immagine e di salari. Ci guadagnano i più deboli, i più poveri, chi dipende dalla Pubblica amministrazione per la sicurezza, la salute, l’istruzione».
E chi ci perde?
«Ci perde un mezzo milione di fannulloni, in parte ideologici, figli del ’68 che si sono nascosti nella Pubblica amministrazione per elaborare le loro tesi anti-sistema: dovranno iniziare a lavorare. Ci perdono quelle forze politiche che si sono appoggiate su questi segmenti culturali, in specie l’ultrasinistra. Ci perdono i politici clientelari, che utilizzano luoghi comuni e frasi fatte come “sparare nel mucchio”, o “criminalizzare i dipendenti pubblici”. Sciocchezze sulle quali sorrido. Ci perde il cattivo sindacato, che aveva fatto della Pubblica amministrazione un luogo di cogestione e di potere. Alla fine, i perdenti sono un milione circa, contro 60 milioni di italiani che ci guadagnano. Il gioco vale la candela».
Adesso si continua, ma su un altro fronte. È in arrivo la «fase due».
«Sì, la fase due incomincia da settembre. L’intenzione mia e del governo è di valorizzare il merito. Sul sito Internet del ministero della Pubblica amministrazione, con la collaborazione del «Forum P.A.», renderemo note le eccellenze nella Pubblica amministrazione, mostreremo i risultati e come sono stati ottenuti. Dopo le ombre, adesso vogliamo mettere in risalto le luci, vogliamo valorizzarle perché, una volta individuati i successi, ho intenzione di premiarli: non con la medaglietta, ma con i soldi e la carriera. Perciò dico ai bravi: fatevi avanti».
Ha le risorse finanziarie per premiare i bravi?
«Da settembre si accelera anche sul contratto del pubblico impiego. Il governo mette sul piatto 2 miliardi e 800 milioni di euro per tutti, più altri 200 milioni per la produttività, cioè riservati ai bravi. Ne abbiamo già parlato col il ministro Tremonti all’inizio di agosto. I 2,8 miliardi bastano per un contratto onesto, servono per difendere dall’inflazione i salari dei dipendenti pubblici. Anzi la dinamica salariale è, di fatto, ben superiore all’inflazione effettiva. I 20 milioni in più per la produttività saranno stanziati nella Finanziaria, e saranno distribuiti solo ai bravi. Ma non finisce qui, c’è la vera novità: sempre nella Finanziaria sarà previsto che tutti i guadagni di efficienza saranno redistribuiti all’interno del pubblico impiego, sotto forma di incentivi e premi di merito e di produttività. È una novità condivisa con Tremonti. Nell’arco dei prossimi anni si valuteranno i risparmi in termini di minori costi e maggiore efficienza, che ritorneranno sotto forma di premi alle eccellenze. Innestiamo così un circuito virtuoso: più efficienza, maggiore guadagno».
Abbiamo pubblicato sul Giornale i primi dati sull’aumento delle ore di lavoro nel settore privato, ottenuto grazie alla detassazione. Pensa che sia possibile estenderla al pubblico impiego?
«Ho visto le cifre, sono incoraggianti. Nel governo c’è già l’accordo che, se alla fine dell’anno la sperimentazione avrà raggiunto risultati positivi, la detassazione verrà stabilizzata nel settore privato e si comincerà a estenderla nel settore pubblico. Partiremo con i lavoratori del front office pubblico: dagli infermieri ai poliziotti, agli insegnanti, quelli che hanno il contatto diretto con il cittadino-utente».
La «fase due» renderà meno stringente la «fase uno», quella dei controlli?
«La lotta ai fannulloni continua. In settembre aspettatevi altri giri di vite normativi.
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