Brunetta «riscrive» la Costituzione dall’articolo 1 La sinistra lo lincia

La maggioranza tira la volata sulle riforme e il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta spiazza tutti con la sua proposta: si può e si deve riformare anche la prima parte della Costituzione. In un’intervista il ministro critica l’impostazione della Carta, a partire dall’articolo 1: «Stabilire che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla». Per il ministro «la parte valoriale della Costituzione ignora temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito». «Fermi restando i principi fondamentali, nei quali tutti ci riconosciamo, bisogna avere allora il coraggio di parlare anche della prima parte della Costituzione», ha aggiunto Brunetta, secondo cui andrebbero anche rivisti «gli articoli della Carta sui sindacati, i partiti, l’Europa... ».
L’uscita del ministro ha subito provocato le reazioni politiche. Idea irricevibile per il Pd mentre il portavoce del Pdl Daniele Capezzone ribatte che «in Italia l’ipocrisia e il bacchettonismo istituzionale non vanno mai in vacanza: e di ciò è esempio la vera e propria ondata di attacchi contro il ministro Brunetta, che - in realtà - ha offerto un contributo utile di riflessione che andrebbe meditato e discusso, anziché essere oggetto di anatemi. Perché non pensare, ad esempio, ad un’Italia Repubblica fondata sulla libertà e sulla democrazia?».
Intanto il Pdl va avanti sulle riforme, con il sottosegretario Paolo Bonaiuti e il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri che «aprono» alla bozza Violante, per riprendere i fili di un lavoro già avviato al Senato rivedendo alcuni capitoli come quello dei poteri del premier (che, secondo il Pdl, dovrebbero aumentare). La Lega Nord, dopo le parole del leader Umberto Bossi contro «la melassa consociativa», spinge con il ministro Roberto Calderoli che annuncia di aver già chiesto a Silvio Berlusconi un vertice di maggioranza per dopo l’Epifania, quando il premier tornerà al lavoro a Roma. «Adesso basta - intima Calderoli -, dopo il discorso di Napolitano i sabotatori escano allo scoperto, altrimenti sarà la Lega a smascherarli: chiameremo in piazza i cittadini, e grazie a loro il 2010 sarà l’anno del Dragone, cioè delle riforme».

Paolo Bonaiuti conferma che «c’è in tutti l’idea che la molla dell’odio debba finire e cedere il posto al dialogo e a un abbassamento dei toni», mentre il Pd, con il vicesegretario Enrico Letta, pone la sua solita condizione: «Noi - dice Letta - possiamo discutere di tutti i temi e siamo aperti al confronto più ampio senza pregiudizi. Ma il Pdl e Berlusconi devono assolutamente ritirare il provvedimento sul processo breve».

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