Bruson, il burbero dalla voce d’oro

Il baritono Renato Bruson, classe 1934, festeggia quest'anno il mezzo secolo d'attività e una longevità vocale da Guinness: l'ultima volta scaligera risale al 2008 quando fu Giorgio Germont, in Traviata, è poi recente la sua Tosca a Roma. E da uomo d'azione qual è, Bruson ha voluto condividere questo momento con i suoi ragazzi, mettendo a nudo la doppia anima, di cantante e didatta impareggiabile. Stasera (ore 20) sarà al Piermarini con le fanciulle e i giovanotti dell'Accademia di Canto della Scala dove insegna da tre anni. Cede la scena agli allievi, salvo interpretare due arie dei personaggi che più lo raffigurano: Macbeth e Rigoletto. Il Coro e l'Orchestra dell'Accademia sono diretti da Pietro Mianiti; fra i solisti, Susanne Braunsteffer, Marika Gulordava, Evis Mula e Pretty Yende (in duo con Bruson), Valeria Tornatore, Anna Victorova, i tenori Jaeheui Kwon e Jihan Shin e i baritoni Filippo Fontana, Filippo Polinelli e Valeri Turmanov.
Il mezzo secolo di carriera di Bruson fa il paio con il decennale dell'Accademia come fondazione di diritto privato: una bella realtà, voluta da Riccardo Muti, che ha formato e lanciato artisti oggi sulla breccia. Il caso delle tre georgiane Anita Rachvelischvili (di nuovo a Milano dal 30 giugno), Nino Machaidze (impegnata in questi giorni in Romeo et Juliette), Nino Surguladze o il nostro Giuseppe Filianoti atteso nel Don Giovanni della prima scaligera 2011.
Bruson o il burbero, è uno dei baritoni-icona del melodramma italiano; basta scorrere il libro di fresca pubblicazione Renato Bruson, il volto, il gesto, il passo (edito da Grafiche Step) per rendersene conto. Un testo voluto e curato dalla moglie (da 42 anni) Tita Tegano. Il baritono Bruson sbocciava nel 1961, con il debutto a Spoleto, un po' sull'onda del boom economico di un'Italia in fase di ricostruzione. E lui ha contribuito in tutti i sensi a questa ricostruzione, a un certo punto come cantante: in giro per il mondo nel ruolo di ambasciatore di un Paese rinato dalle ceneri della guerra e della dittatura. Ma da ragazzo anche materialmente, considerato che nell'immediato dopoguerra fece molti lavori, tra cui quello di riempire di sabbia le buche delle strade. Burbero? Forse. Di sicuro, la vita non propriamente facile ha contribuito a indurire la scorza che tutela però il cuore d'artista. Bruson nasceva a Granze, un paesello di 2mila anime, nella bassa padovana. A sette anni perdeva la mamma, morta di tetano. Crebbe con papà, lavorando nei campi. La sua prima opera la deve al prete di Granze, che lo caricò in motocicletta portandolo all'Arena di Verona, nell'anfiteatro che poi lo vide grande protagonista. Ha dovuto lottare con i denti per ottenere qualsiasi cosa, Bruson. Che ora si gode i successi, mentre pelle e anima ne rammentano il prezzo. Oggi si festeggiano i 50 anni di attività; in realtà il vero lancio lo forniva il Regio di Parma nel 1967, al fianco di Franco Corelli. In sala c'era Roberto Bauer, talent scout per conto del Metropolitan di NY. L'anno successivo era al Met. Nel 1972 arrivava l'altro debutto, quello alla Scala con Linda di Chamounix. E poi all'Arena di Verona nel 1975.

Baritono verdiano con pochi pari, regale, signorile, per qualità di voce e presenza scenica, Bruson ha messo in fila 110 ruoli. Tre quelli che sono passati alla storia: Macbeth, Simon Boccanegra e Rigoletto. Una congenialità non del tutto fortuita.

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