«Un brutto esempio per i lavoratori del settore privato»

da Roma

L’accordo sul rinnovo del contratto degli statali «non è un buon inizio per la trattativa» dei metalmeccanici. La funzione pubblica ha sempre fatto da apripista per gli aumenti delle altre categorie. E ora i datori privati cominciano a preoccuparsi. «Certamente - ha detto il presidente di Federmeccanica Massimo Calearo - l’intesa raggiunta tra governo e sindacati per il pubblico impiego è fatta con i soldi di tutti mentre quella dei metalmeccanici la paghiamo noi imprese di tasca nostra. Come sempre - ha aggiunto - con i sindacati è un dare senza avere».
In sostanza per Calearo la prospettiva di una riforma dei contratti è di difficile realizzazione e non compensa gli aumenti. Eppure, nei sindacati, c’è chi ha bocciato l’intesa proprio perché ha letto nella trienalizzazione (cioè l’impegno a trovare un intesa sull’aumento della durata dei contratti da due a tre anni) una concessione eccessiva. È il caso di Giorgio Cremaschi, esponente della Fiom e leader di una delle componenti della sinistra Cgil, che ieri ha dato filo da torcere al segretario generale Guglielmo Epifani alla direzione convocata proprio per valutare l’accordo. «È un bel successo del ministro dell’Economia e una sconfitta del sindacato», ha commentato. Cremaschi teme ora che si possa chiudere un accordo negativo anche sulle pensioni.

Dubbi anche nell’altra ala sinistra della Cgil, rappresentanti dai segretari Paola Agnello Modica e Nicola Nicolosi.
Decisamente contrari tutti i sindacati autonomi e anche Paola Saraceni dell’Ugl ministeri secondo la quale «i lavoratori sono stati svenduti».

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