Bruxelles, manager Fiat sequestrati e rilasciati

Tutto si è risolto nel giro di alcune ore, senza interventi da parte delle forze dell’ordine: i tre dirigenti della Fiat, di cui uno italiano (Giuseppe Farinazzo, di Torino) e due belgi, rimasti «bloccati» dalle 13,45 alle 18 di ieri in una stanza del Centro vendite della casa torinese di Chausse de Louvain, a Bruxelles, hanno lasciato l’azienda in automobile. Erano stati «trattenuti» per buona parte della giornata dai dipendenti dell’Italian Automotive Center, la più importante concessionaria posseduta da Fiat in Belgio, nel corso dell’ennesimo incontro sul piano di ristrutturazione che prevede 24 tagli su 90 addetti. Il braccio di ferro tra le parti continua da gennaio e negli ultimi giorni la trattativa si era infiammata a causa della ferma opposizione dei sindacati alla riduzione del personale. Sempre ieri, in serata, è salito a tre il numero dei dirigenti (tra cui il direttore) di un impianto di componentistica per l’auto, la «Faurecia», presi in ostaggio dai dipendenti a Sud-Ovest di Parigi. Gli operai sono furiosi per il piano di ristrutturazione che prevede tagli di personale. Anche in questo caso, i manager sono stati liberati: dopo sei ore.
Al di là dell’epilogo indolore della vicenda belga, a preoccupare le autorità è il sempre più frequente ricorso a «sequestri lampo» di dirigenti aziendali da parte di lavoratori spinti dalla preoccupazione, alla luce dell’impatto occupazione derivato dalla crisi economica, per il proprio futuro. Ai timori si aggiunge, poi, la rabbia nei confronti di una classe dirigente che in numerosi casi non si fa mancare, nonostante la situazione, benefit e buonuscite pesanti. Si tratta, inoltre, del primo episodio di questo tipo riguardante un’azienda italiana.
Roland Flamand, uno dei 24 dipendenti licenziati, spiega che quello che è avvenuto è stata «semplicemente un’azione di pressione sui nostri sindacalisti perché non lasciassero il tavolo della trattativa, anche se Fiat era irremovibile sulle sue posizioni. Noi abbiamo chiesto che loro restassero al tavolo, non abbiamo fatto alcuna forma di pressione sui dirigenti dell’azienda». Flamand aggiunge anche che «il nostro capo qui, quando ci ha visti arrabbiati, ha chiamato la polizia. Gli agenti, però, non sono saliti nella sala delle riunioni perché tutto era calmo e le porte erano aperte. Sono stati i tre dirigenti che, quando hanno visto arrivare i primi giornalisti, si sono chiusi a chiave nel loro ufficio. Poi se ne sono andati, ma noi non abbiamo ottenuto nessun risultato». «Liberati» i tre dirigenti, nella sede dell’Italian Automotive Center si è svolta una riunione tra i lavoratori minacciati di licenziamento per vedere se «proseguire lo sciopero», ha spiegato Abel Gonzalez Ramos, il segretario della Fdm-Brabante, il sindacato che guida la protesta contro il piano di ristrutturazione di Fiat. La sigla prevede, inoltre, di fare «appello al conciliatore sociale del ministero del Lavoro belga, per vedere se può riannodare il dialogo tra le parti. I lavoratori hanno deciso di lasciare uscire i tre manager», ha concluso il capo del sindacato. Quanto è avvenuto a Bruxelles è stato commentato dai rappresentanti dei metalmeccanici italiani.

«La rabbia dei lavoratori Fiat in Belgio - osserva Giovanni Centrella (Ugl) - seppure espressa in una modalità estrema che non condividiamo, rappresenta il fortissimo disagio che tutti i lavoratori stanno vivendo e che ci auguriamo non diventi contagioso».

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