A Buenos Aires il nuovo cinema lombardo

I l cinema milanese è in salute, piace un sacco e ha un futuro assicurato anche lontano da casa. Ne sono talmente convinti gli organizzatori della prima edizione di «Mi-Cine» - in prima fila l'attrice Elisabetta Riva e la regista e produttrice Barbara Nava, entrambe milanesi - che la prima rassegna «sul cinema che si fa e produce a Milano e in Lombardia» conquisterà - da oggi al 10 agosto - la piazza di Buenos Aires. Non Corso Buenos Aires, per intenderci: proprio la capitale argentina. È infatti del Centro Cultural Recoleta - importante istituzione culturale d'oltreoceano - la richiesta di gettare «un ponte di pellicole» tra Milano e Buenos Aires, considerando gli storici rapporti tra Italia e Argentina e soprattutto il fatto che il cinema italiano è particolarmente apprezzato nel paese del tango. «Il cinema argentino - ha spiegato Fernanda Guerrero del Centro Cultural Recoleta - si è letteralmente formato sui miti di quello italiano». E dunque, alle porte di agosto, «Mi-Cine» porterà dall'altra parte dell'Atlantico una rassegna in bilico tra cinema d'autore e indipendente, ricca di proposte anche sul fronte dei cortometraggi e dei documentari e pronta a farsi occasione di tavole rotonde tra registi, attori e addetti ai lavori italiani e argentini. Tra i titoli «lombardi» attesi a Buenos Aires, «Cento chiodi» di Ermanno Olmi, «Giorni e nuvole» di Silvio Soldini, «Io non ho paura» di Gabriele Salvatores e «L'una e l'altra» di Maurizio Nichetti, quattro firme d'autore che raccontano l'Italia dell'ultimo decennio. Tra i titoli «indipendenti» riconducibili a registi emergenti - tutti opere prime o seconde - meritano segnalazione «Fame chimica» di Antonio Boccola e Paolo Vari, «Tagliare le parti in grigio» di Vittorio Rifranti (vincitore come migliore opera prima a Locarno solo l'anno scorso) e il discusso «Fuori vena» di Tekla Taidelli (fuori concorso sempre a Locarno nel 2005). Tra i documentari, un bel «racconto milanese» è senza dubbio «Il mondo alla rovescia» di Tonino Curagi e Anna Gorio, viaggio nel cabaret milanese a cavallo di quarant'anni di storia, dagli albori del Derby al trionfo teatrale e televisivo di «Zelig».

«La speranza è che Mi-Cine possa servire come stimolo: - ha spiegato Barbara Nava - Milano è infatti una città ricca di talenti e capacità, nei più svariati settori, da quello creativo artistico a quello pubblicitario e produttivo. Però spesso questi settori non dialogano: la realtà produttiva è un po' difficile. Infine, la speranza è di portare Mi-Cine in altre città oltre a Buenos Aires, magari qualche capitale europea».

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