nostro inviato a Firenze
Aggrappati ai gol di Inzaghi, che quando c’è la Nazionale non vorrebbe mai “rimanere a casa”, figuriamoci ora che si gioca a San Siro, nel suo stadio dove quattro anni fa regalò una tripletta con il Galles. «Ha ragione Baggio, chi non vorrebbe giocare Italia-Francia?», dice l’attaccante del Milan.
Aggrappati alla sicurezza di Buffon che dice di aver «rispetto, ma non paura dei francesi» che pure sono «un passo più avanti dell’Italia». Il portiere della Juventus non è tipo da farsi intimorire da qualche provocazione di troppo in arrivo dal ritiro dei Bleus. È uno che sa usare gli attributi quando serve, come ha chiaramente fatto capire nel gesto mostrato ai tifosi juventini domenica scorsa a Cagliari. «Sono pronto a ripeterlo in azzurro, anche perché ricordatevi che quando gli italiani dello sport non sono favoriti e vengono stuzzicati da frasi boriose, non sbagliano mai dando il meglio di sé».
Replicare alle provocazioni non è lo sport preferito in casa azzurra. «Le uniche risposte gli italiani le danno in campo, vedi la finale di Berlino e quella di Atene», evidenzia Pippo Inzaghi. Con i problemi fisici di Toni, nonostante l’ottimismo del dottor Ferretti (ma il centravanti del Bayern ieri ha fatto solo un po’ di corsa), l’attaccante rossonero è ormai sicuro di giocare quella che Buffon definisce la «partita per eccellenza» («Anche se, dovendo scegliere, preferirei vincere a Kiev con l’Ucraina»).
E infatti basta pensare a Berlino, a una vittoria con i francesi che nei tempi regolamentari manca dal mondiale ’78, ma in generale a una rivalità che va oltre il calcio. A tutto questo si è aggiunto il clima polemico creato da Domenech. «Un personaggio folkloristico – lo definisce Buffon - i suoi calciatori gli sono andati dietro per non smentirlo, non c’è né invidia né gelosia dopo il Mondiale. Certo, un allenatore dovrebbe essere un esempio ed educare, non aizzare gli animi».
Animi che saranno tesi come se fosse «una partita da dentro o fuori, anche se la classifica del girone dice ben altro». Non ci sarà Materazzi, uno dei protagonisti di quella finale di Berlino. «L’Italia perderà spessore in difesa – dice il portierone azzurro - ma la partita guadagnerà serenità: non ci sarà occasione per eventuali desideri di vendetta, per una caccia all’uomo. Non credo ci sia l’intenzione, ma non si sa mai... E poi Marco potrà giocare Italia-Francia agli Europei del 2008». A dimostrazione che Buffon crede a questa qualificazione. Non crede invece che giocherà il suo compagno in bianconero Trezeguet. «Non posso riferire quello che mi ha detto del suo ct – dice sorridendo Buffon -. Mi auguro che non sia in campo, credo che Domenech sia d’accordo...». E con l’attaccante francese, il portiere ha anche scherzato sul clima attorno alla partita di domani. «Tra noi non c’è tensione. Tutti i giocatori francesi ammettono che la finale di Berlino è andata come doveva: poi però arriva qualcuno che non c’entra nulla, e tira fuori frasi sopra le righe. Magari è convinto di esser forte e la spara fuori luogo». «Ma Diarra è giovane e quando si è giovani si parla anche tanto...», ironizza Inzaghi a proposito dell’ultima uscita dal ritiro di Clairefontaine. Dove il ct francese Domenech sta pensando addirittura di cambiare il 4-4-2 tradizionalmente proposto nelle sfide di qualificazione.
In casa Italia, dunque, è meglio pensare agli spauracchi Henry e Ribery («i due che toglierei alla Francia», sottolinea Buffon) anche se la voglia di vincere dovrà avere il sopravvento.
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