Che strana settimana. Si era aperta all’insegna dell’aria fresca, si chiude fra i peggiori miasmi. I nostri polmoni ne risentono. E infatti siamo senza fiato. Colpa delle sigarette? Macché, mai fumato. L’unica cosa che fuma, di fronte a certi spettacoli, è il cervello.
Ma sì, ve lo dobbiamo confessare: abbiamo letto e riletto le intercettazioni Rai-Mediaset, al centro della bufera. A momenti le potremmo recitare a memoria, come le poesie di Leopardi. Anche la tristezza che ne consegue è simile: non riusciamo, infatti, a trovare nulla che legittimi tanto scalpore. Anzi, a dirla tutta, quelle conversazioni ci scandalizzano meno delle avventure di Cip&Ciop sull’album Topolino.
Suvvia: vi meraviglia tanto che due dirigenti Rai e Mediaset si mettano d’accordo per togliere gli spot in occasione della morte del Papa? O, avendo acquistato insieme i sondaggi sulle elezioni, si dicano quando renderli pubblici? Che c’è di strano se i vertici delle due aziende si sentono? Che devono fare? Spararsi con le cerbottane da una finestra all’altra? Scambiarsi le pernacchie? Davvero qualcuno pensa che per farsi concorrenza sia necessario mettere il lucchetto al telefono?
Prendete uno come Mimun. Lo conosco appena un po’. Ma se ha un difetto è che vuole sempre vincere. Fra l’altro gli riesce anche bene. Sugli ascolti del Tg ha dimostrato di non avere rivali. Ora finisce nel tritacarne per una telefonata. Non sua, si badi bene, ma di un dirigente Rai che parla di un presunto gioco di squadra fra lui (allora al Tg1) e Carlo Rossella (allora al Tg5). Figurarsi: il gioco di squadra è riuscito talmente bene che Mimun a Rossella gli ha fatto le scarpe, prendendogli il posto al Tg5.
Non vi dico degli altri esempi: sono ancora più da ridere. Epperò su quelli sono state costruite accuse di una violenza mai vista. Ezio Mauro, direttore di Repubblica, per esempio, è arrivato a tirare in ballo Conrad e la «struttura delta», scoprendo dietro le telefonate Rai-Mediaset «una intelligence privata dell’informazione che non ha uguali nell’Occidente». Perbacco. Roba che la Spectre, al confronto, è un gianduiotto.
Mauro forse non ricorda il patto di consultazione fra direttori di quotidiani ai tempi di Tangentopoli. Glielo ricorda oggi il nostro Guzzanti. Perché nessuno allora parlò di «struttura delta»? Per altro, se fossimo anche noi amanti delle trame oscure potremmo ipotizzare che dietro le mosse di Repubblica c’è l’editore, De Benedetti, da sempre interessato a una rete Rai. Ma noi non scendiamo così in basso. Restiamo a ciò che avviene alla luce del sole.
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