La domenica dei verdetti più
attesi e ancora appesi (Champions,
Uefa e salvezza) rischia di
diventare la storia complicata e anche un po’ schizofrenica delle panchine
famose del calcio italiano.
C’è chi comincia oggi a Siena, e si
tratta di Ciro Ferrara, un nome una
garanzia per il popolo della Juve,
incaricato di cancellare dall’orizzonte la sagoma di Ranieri e l’incubo del quarto posto.
C’è chi si accinge
a chiudere i suoi magnifici battenti ed è il
caso di Carlo Ancelotti,
senza poter raccontare tutto quel
che succede dietro le quinte, anzi
tradendo una doppia verità che
qui non vuol dire doppiezza. Infine c’è
chi,è ilcaso di “mister 1 titulo“,
al secolo Josè Mourinho, tenta
di aprirsi, faticosamente e grazie a
una clausola contrattuale concessa al suo agente un anno prima,
un
varco verso Madrid e il Real. «Resto
al99,9%» la frase di ieri che riaccendei
fuochi d’artificiocon Morattie
il popolo interista avvelenati dal
giochino del portoghese non proprio
divertente.
Ciro o Conte in pole. «Se dovessi vincerle tutte e due...». Ciro Ferrara non è
il tipo da illudersi subito e
forse vuole solo trasmettere al
gruppo che ascolta e giudica il carisma di un condottiero non proprio
a tempo, du esettimane e poi via, il
ritorno alle giovanili della Juve e alla Nazionale a far da assistente a Lippi nel viaggio in Sud-
Africa. La Juve
ascolta e condivide: se serve per
puntellare fiducia e credibilità, perchè
no, se serve per realizzare una
chiusura col botto, tra Siena e Lazio,
che va da avanti così Ciro il grande
detto Ferrara. Anche l’ingegner
Elkann si spende per Ciro e nel frattempo registra qualche fibrillazione
in quel di Bari dove Antonio
Conte non vuole saperne di mettere nero su bianco con Vincenzo Matarrese
e aspetta che sia ufficiale la
scelta bianconera prima di rassegnarsi
a restare in Puglia con un ritocco non proprio principesco allo
stipendio magro raccolto l’anno
prima. Ferrara e Conteallora restano
in prima fila, nella consapevolezza che sottrarre Spalletti
alla Roma (più la buonuscita da versare a
Ranieri) significa spendere risorse
preziose da destinare al mercato
della squadra, potenziata con Diego
e Cannavaro e in attesa di altro
cemento.
Ancelotti 1e 2. Uno parla come
un libro stampato, per non turbare
l’atto decisivo di oggi contro la Roma,
l’altro conferma indirettamente lo scenario che tutti accreditano,
la partenza per Londra cioè, da solo
(anche William Vecchi, storico
preparatore dei portieri, è destinato
a fermarsi a Milanello). «Resto al
Milanal 100%» la frase simbolo dell’Ancelotti
1 di ieri. «Sono pronto a
tutto» quella, asciutta, attribuibile
all’Ancelotti 2. Nel mezzo una sola
garanzia, la stessa sventolata da settimane,
nella buona e nella cattiva
sorte: «Ci troveremo a fine campionato
e troveremo, insieme con la
società, la soluzione migliore per
tutti, per il Milane per me» la garanzia sottoscritta davanti a tv e giornali.
Che pare in contrasto con una
anticipazione perentoria («Ronaldinho non
parte titolare») mai resa
in passato. Sembra una risposta a
chi gli addebita il mancato utilizzo
del Gaucho: nessuno sconto al brasiliano.
Riserbo assoluto invece sul
successore Leonardo, non invece
sul feeling col suo spogliatoio. «Fa
piacere riscuotere il gradimento del gruppo ma una grande società non deve dar
retta ai calciatori, il loro
parere è volubile»
tuona ed è uno dei
passaggi-chiave del
suo sabato allegro
e disinvolto, con i
giornalisti inglesi
che lo interrogano
e lui risponde
divertito, ripetendo «mai parlato
quest’anno con quelli del Chelsea
», ammettendo, a fatica, che
quello di Stamford Bridge dev’essere
«un ambiente positivo» a leggerne la descrizione che ne fa Mourinho.
Ma neanche con Berlusconi
«ci sono stati contatti telefonici» fa
sapere a sostegno della tesi che il
rapporto è interrotto e niente potrà mai recuperarlo in modo clamoroso.
Assenza grave. Piuttosto quel
che serve al Milan di domani (oltre a battere dopo 3anni la Roma a
San Siro e garantirsi la Champions)
è recuperare il patrimonio
genetico lasciato in eredità da Paolo
Maldini, «uno che mi ha dato
una bella mano in questi anni». Ma
non come si può pensare banalmente
facendo da guarda-spalla
all’allenatore, no. «Arrivando tutti
i giorni puntuale, lavorando sodo
in allenamento: sarà dura rimpiazzarlo,
è una responsabilità enorme per chi lo rimpiazzerà» l’ammonimento
di Ancelotti mentre Galliani
lo premia con la medaglia
per le 900 presenze e poi gli ricorda
«che ha tempo fino al 5/6 luglio
per ripensarci».
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