La buona notizia

Elena Gaiardoni

Non è facile parlare con Stefania Battaglia, oggi titolare della cartoleria Milani in via Sem Benelli 11, perché il via vai di clientela scorre, e lei corre. È una magia, e fa anche rima con cartoleria, che un centro di cose di carta attiri come uno store di oggetti elettronici, in un momento in cui il cartaceo pare destinato al piacere di un élite nostalgica di un tocco che si sta sbriciolando.

Qual'è il successo della Milani? «La nostra storia. Siamo qui da 43 anni e abbiamo fatto diventare grandi tanti bambini quando questa zona era essa stessa una bambina» risponde tra un cliente e l'altro Stefania Battaglia, 46 anni. Una vita in cartoleria. «Non io - specifica - mia madre. Agostina Milani». Agostina fondò il negozio in contemporanea con i primi vagiti del quartiere intorno che spingeva per nascere, cinquant'anni fa. A dispetto delle apparenze contemporanee, questo luogo dimostra che la carta è come il mattone, pare sempre che crolli, ma poi viene il momento in cui si risolleva e risfodera la saldezza della sua storia. Cartoleria Milani-Zona 8: un binomio che sa di genuino, di buono, di autentico come le cose vere, come il pane.

Agostina Milani apparteneva a una famiglia di panettieri prima di aprire la cartoleria più amata della Zona 8, dove Stefania lavora da vent'anni. «Sono geometra e mi dedicavo a tutt'altro. Disegnavo treni in uno studio d'architettura».

Non ha mai smesso di farlo, visto che è entrata su una locomotiva che fa ancora «ciuf, ciuf» rispetto ai tweet, i tag, i mac e i foll che si digitano su smartphone e tablet, ma sta di fatto che quando qualcuno vuole lasciare un segno vero di sé va a comperare un quaderno, quando vuole ricordarsi di un appuntamento lo scrive su un coriandolo di carta che mette nel portafogli come una banconota preziosa.

Come siamo arrivati alla Milani? Ce l'ha detto un uccellino, si diceva una volta. Ve lo ha detto un tweet? No, una voce di Milano che passa di persona in persona.

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