Burlando e la casta dei «belinun»

Caro Granzotto, Il Secolo XIX ha pubblicato la cronaca particolareggiata della seduta tenutasi alla Regione Liguria per il caso Burlando. Io l’ho seguita in diretta su una tv locale e mentre do atto al Secolo di aver doviziosamente narrato di mutandine di pizzo, accuse e contraccuse di amanti, di privacy violata ed altre piacevolezze che la Casta ligure non ha esitato a esibire per nulla intimidita dalle telecamere, ha mantenuto il silenzio sull’unica vera battuta umoristica, una vera perla, buttata là con burbanza da un consigliere di Rifondazione comunista, di cui, purtroppo, m’è sfuggito il nome. Replicando al consigliere Plinio di An, che aveva accusato la maggioranza di essere delle «anime belle», il rifondarolo, con voce profonda e ben scandendo le parole, ha respinto l’accusa. «Sappia, caro Consigliere» ha testualmente affermato «che io non sono per niente un’anima bella, sappia che nella mia Audi - sì, io viaggio in Audi! - ho il cd col coro dell’Armata Rossa!».
Certo che voi a Genova avete una bella compagnia di giro, caro Simonetti. La cronaca della seduta del Consiglio regionale che vide protagonista Claudio Burlando poteva benissimo servir da canovaccio ad uno sguaiato vaudeville. O anche, e forse più opportunamente, ad una nuova versione del film «I Mostri» di Dino Risi. Situazioni grottesche e battute si sprecavano. Buonissima, ad esempio, la definizione che il leghista Franco Buzzone ha dato della bravata del governatore della Liguria, imboccare contromano, manco fosse ciucco, uno svincolo autostradale: il classico momento dö belinun. E mi chiedo che momento potrebbe essere stato quello che ha colto il consigliere di Rifondazione il quale, per mostrare di che pasta sia fatto - un duro, un comunista di quelli tosti, che salutano col pugno chiuso e hanno sul comodino la foto di Baffone - ti va a raccontare che mentre guida (una Audi, automobile non esattamente proletaria, ma si sa, le Trabant e le Pobeda, in russo «Vittoria», sono fuori inventario) ascolta i cori dell’Armata Rossa. Svelando finalmente il vero significato del termine «trinariciuto» coniato dalla buon’anima di Giovannino Guareschi.
E poi parlano di deriva dell’antipolitica, di populismo.

Ma come si può dar ancora credito ad una classe politica che sforna macchiette come Burlando o come il rifondarolo rintronato dai cori dell’Armata Rossa? Come è possibile seguitare a portar rispetto a istituzioni teatro di sceneggiate (sempre con gettone di presenza, mi raccomando) indecorose? Altro che momento dö belinun, qui si ha l’impressione che il belinun sia la condizione permanente degli appartenenti alla Casta. Belinun che l’emergente Walter Veltroni, tra poche ore incoronato segretario del Piddì, chiama «la bella politica» e lo sprofondato Burlando «vento nuovo» (del quale si dichiara «in sintonia». Come no).

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