Genova «Se lui vuole venire per parlare di temi concreti, se ha idee serie, ben venga». Una delle poche voci fuori dal coro quella di Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria ed esponente del Partito democratico. Uno dei pochi che difende la scelta di Beppe Grillo di candidarsi alla segreteria del Pd. Si distingue, soprattutto a Genova, città nella quale il comico risiede e dove andrà a chiedere la famosa tessera (al circolo del quartiere di Nervi). Dalla candidatura di Grillo hanno preso le distanze tutti i democratici genovesi, dal sindaco Marta Vincenzi che lo ha definito «bombarolo della politica», al deputato Mario Tullo (anima ispiratrice del Pd genovese) che ha ricordato «quanta cacca ha gettato sul nostro movimento». Burlando, no. Va controcorrente e fa il democratico fino in fondo.
Burlando, questa tessera proprio non gliela diamo?
«Ci sono delle regole, non vedo perché non debbano essere rispettate. Lo dice uno che per cultura politica non viene dallo spirito delle primarie: le regole valgono per tutti allo stesso modo, dobbiamo accoglierlo»
Il partito teme questa «discesa in campo» di Grillo, lei è di avviso opposto?
«Perché dovrei avere paura di confrontarmi con Grillo? L’importante è che la sua sia una decisione seria e che voglia essere costruttivo. Sono anni che ormai ruota attorno all’ambito politico. È anche giusto che, se ha questa ambizione e se considera il nostro partito il contenitore giusto per esprimersi, si misuri davvero su questo terreno. Quello che si doveva evitare era alzare il fuoco di sbarramento intorno a lui: così ne facciamo un martire».
Un comico che si candida alla segreteria di un partito che ambisce ad essere alternativa di governo non sembra essere il massimo...
«Intorno a lui c’è un mondo che negli ultimi anni si è già misurato anche alle elezioni amministrative. Sappiamo bene che, dove si sono presentate le liste di Grillo, in molti casi abbiamo perso voti e in altri abbiamo perso addirittura le amministrazioni che governavamo. Non è un fatto da sottovalutare».
E se quello di Grillo fosse soltanto un bluff?
«Questo non lo posso sapere, il modo migliore per capirlo è dargli la possibilità di entrare. Offrirgli la tessera del partito significa fargli scoprire le carte: a quel punto dovrà dire se ha idee serie o no. E confrontarsi nelle assemblee con Franceschini, Bersani e Marino per vedere se è in grado di gestire il partito».
Provocazione o lotta contro la classe dirigente del Pd?
«Grillo è liberissimo di fare tutte le lotte che vuole alla nostra classe dirigente, ma deve evitare di prendere in giro i militanti dei partiti che sono sfociati in questa nuova realtà. Ci sono 60 anni di lotte, dai partigiani agli operai. Gente che da sempre si fa un culo così per il partito e che ci ha messo cuore, valori, idee e passione».
Siamo a un anno dalle regionali. Lei sta preparando una lista civica.
«Mi sembra che lui abbia mire molto più alte ed ambiziose: piuttosto che alle regionali sta pensando al partito nazionale».
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