Burlando: «Inique le nostre tasse»

Burlando: «Inique le nostre tasse»

Paola Setti

Per mesi la maggioranza tutta ha fatto spallucce. Ieri ci ha pensato Claudio Burlando il presidente a smentire i suoi: ha ragione l’opposizione, la manovra fiscale va cambiata. Almeno quell’iniquità sulle fasce più deboli, che chi guadagna 13.000 euro non paga l’addizionale Ire (l’ex Irpef), e chi invece ne guadagna 13.001, cioè solo un euro in più, si trova a pagare anche 45 euro in più. Che fosse assurdo era stato Matteo Marcenaro della Lista Biasotti a segnalarlo per primo. Macché. Ci dispiace tanto ma è normale che sia così era stata la risposta dell’assessore al Bilancio Giovanni Battista Pittaluga.
Ma ieri in aula, di fronte all’emendamento di Marcenaro che chiedeva un correttivo, Burlando ha detto sì: «È una proposta costruttiva. Non la possiamo mettere nella legge di quest’anno ma sicuramente la inseriremo nella prossima Finanziaria a novembre». In sostanza, per i redditi imponibili compresi tra 13.001 e 13.047 ci sarà un coefficiente per «spalmare» l’imposta dovuta, là dove al contribuente converrebbe altrimenti chiedere al datore di lavoro di decurtargli di un euro lo stipendio. Lo stesso accadrà per i redditi fra 20.001 e 20.031 euro. «Ciò che è accaduto oggi è un grosso risultato per la minoranza che, dopo due mesi di scontro, vede finalmente ammettere dalla maggioranza che le misure adottate frettolosamente lo scorso novembre dalla Giunta premono eccessivamente sui redditi bassi. Abbiamo dimostrato come si difendono davvero le fasce deboli». Certo, incalza, resta da capire perché la giunta non abbia corretto subito il tiro, lasciando la stangata per tutto il 2006. «Ed è scandaoloso che il consiglio regionale abbia bocciato la proposta di portare al massimo le sanzioni per i distributori che evaderanno l’aumento della benzina».
Ieri Burlando ha ringraziato la sua maggioranza per il varo della manovra fiscale, spiegando che porterà un gettito di quasi 100 milioni di euro ogni anno, che verranno spesi in servizi al cittadino. La strategia, ha detto, è quella dei partiti democratici europei: «Vogliamo una Regione solidale e per farlo in questa fase di stagnazione, è necessario prelevare risorse tra le fasce medio alte per distribuirle in modo da aiutare quelle più bisognose». E poi: «Vengo da una famiglia di operai e contadini e ho capito da tempo quanto sia necessaria una forte presenza pubblica. Se non ci fosse stata una buona scuola pubblica io non avrei potuto fare certi studi». Pazienza, insomma, se chi guadagna mille euro, non proprio in fascia medio alta, paga l’aliquota massima come chi ne porta a casa il doppio. E pazienza anche se saranno solo i cittadini a contribuire, visto che la maggioranza ieri ha considerato irricevibile la richiesta avanzata da Gianni Plinio il capogruppo di An di far pagare ai grandi gruppi Coop la stessa Irap delle altre imprese, il 5,25 per cento e non più il 4,25. «Questa è la prova provata che il collateralismo tra sinistra e Coop esiste soprattutto in Liguria» attacca Plinio.


E ieri Burlando ha messo le mani avanti con i litigiosi partiti della sua coalizione, dettando la linea in vista delle elzioni politiche del 9 aprile: «Mi rendo conto della necessità dei partiti di maggioranza di avere visibilità nelle prossime settimane, ma vi chiedo di trovare un punto di equilibrio tra queste necessità e quella di mantenere coesione e stabilità alla maggioranza». Lui farà la sua parte: «Non cambierò nessun assessore in questi cinque anni, a meno che qualcuno decida di fare altre esperienze».

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